Dopo una breve pausa, torniamo alla vita reale e riprendiamo la storia di Sabrina. Lei sarà una presenza costante nella mia vita per almeno altri cinque anni. Stranamente, nonostante il modo in cui ci siamo conosciute, siamo diventate amiche e uscivamo spesso a cena e a rimorchiare insieme.
Certi avvenimenti sono ripetitivi, quindi salterò direttamente all'estate del 2009. Avevo quasi cinquant'anni quando Sabrina mi invitò nella sua casa al mare per trascorrere un mese di completo relax. Oltre a noi, c'erano suo figlio e un paio di suoi amici, venuti a festeggiare le loro recenti lauree. So che questa premessa potrebbe far intuire dove andrà a finire la storia, ma non siate impazienti. Iniziamo dall'inizio.
Dopo qualche giorno di riposo, Sabrina decise di organizzare una festa per il figlio, che si era distinto negli studi. Quella sera stessa, dopo cena, ci dirigemmo verso un famoso night club della zona, il Calabona. Sabrina aveva affittato il prive per la serata. Eravamo in dieci: sei uomini e quattro donne. Io e Sabrina eravamo decisamente le più anziane del gruppo, ma questo non ci impedì di divertirci.
Sabrina ed io avevamo preparato la serata con una cura meticolosa. Io, con i miei lunghi capelli biondi e ondulati che scendevano sulle spalle, avevo scelto un abito nero in latex aderente. Il tessuto brillava sotto la luce, mettendo in risalto il mio seno generoso e maturo. Il vestito, con una sola spalla scoperta, aggiungeva un tocco audace e sensuale al mio look. Completa il tutto un paio di guanti neri, lunghi fino al gomito, e delle calze autoreggenti di pizzo nero che accentuavano la mia eleganza e sensualità. Il trucco era deciso: occhi intensamente delineati e labbra carnose, per un effetto seducente. Volevo che la mia presenza facesse risaltare la mia maturità e mettesse in ombra le ragazze più giovani.
Sabrina, invece, aveva optato per un look che emanava autorità e sofisticatezza. Indossava una gonna a pieghe in chiffon rosa cipria, ma abbinata a una camicia di seta bianca con un colletto rigido e un elegante fiocco al collo. Sopra, una giacca strutturata in pizzo bianco, leggermente trasparente ma con linee nette e decise, dava un'aria di controllo e comando. Il top a spalline sottili sotto la giacca, pur discreto, accentuava il suo portamento elegante. Ai piedi, un paio di sandali gioiello, sofisticati ma con un tacco deciso, completavano il look. Una pochette in raso e dettagli metallici conferivano un tocco finale di autorità e classe.
Durante quel periodo di vacanza, avevo notato che suo figlio, che chiamerò Ludovico, continuava a fissarmi. Avevo saputo che lui aveva chiesto la mano di mia figlia, ma era troppo giovane, e il fatto che l'avessi allontanata da sua madre non gli era andato giù. Anche durante la cena organizzata per la sua festa, i suoi sguardi persistevano, e non erano affatto amichevoli. Non mi importava molto: ero lì solo perché invitata da sua madre, e lui era solo il festeggiato.
Quando la cena, deliziosa, si concluse, ci dirigemmo al locale, dove fummo subito accompagnati nella zona privata. Si capiva subito che era un'area riservata: le grandi tende pesanti garantivano la privacy dei clienti. Appena varcata la soglia, una luce soffusa e calda, creata dalle candele sui tavolini, ci avvolse. Dalle casse si diffondeva una musica classica rilassante. Sul lato, un elegante bar in marmo nero troneggiava, con numerose bottiglie di champagne selezionato allineate sopra il bancone. Dietro, una barista di una bellezza mozzafiato preparava i cocktail per la serata.
Una giovane cameriera, altrettanto affascinante, ci accolse con un sorriso seducente e ci accompagnò ai nostri tavoli. Ci sedemmo sui divani di pelle morbida, e iniziai a conversare amabilmente con la mia amica, mentre i ragazzi più giovani si lasciavano andare all’alcol. Poco dopo, la cameriera mi porse il primo bicchiere di champagne, e la festa ebbe ufficialmente inizio.
Mentre la serata proseguiva amabilmente, notai che la cameriera si era cambiata d’abito. Ora indossava un elegantissimo vestitino di seta nera. Senza dire una parola, si posizionò al centro della sala. Le luci si abbassarono fino a lasciare solo un fascio di luce su di lei, e una musica ritmata iniziò a diffondersi nell'aria. Tutti gli occhi si volsero verso di lei, mentre cominciava a muoversi al ritmo della musica. Con movimenti lenti e seducenti, iniziò a spogliarsi.
Prima si tolse il vestito, lanciandolo provocatoriamente verso il festeggiato, poi si accarezzò il seno, generoso e invitante, offrendolo al figlio della mia amica, che però, con mia sorpresa, rifiutò. Fu in quel momento che compresi chi avesse orchestrato quell'esibizione, e una frase subito dopo ne fu la conferma: “Tesoro, perché non aiuti quella ragazzina? A quanto pare mio figlio non è interessato.” Capì subito perché ero stata invitata. Fino a quel momento, avevo pensato che fosse per via della nostra amicizia in crescita, e che il nostro vecchio accordo fosse ormai dimenticato.
Dopo quelle parole, la mia amica mi baciò sulle labbra e disse con un sorriso enigmatico: “Dai, fai vedere ai fanciulli come ci si diverte.” Era un chiaro messaggio: dovevo obbedire ai suoi comandi. Dentro di me pensai: “Perché no? In fondo potrebbe essere divertente.” Svuotai il bicchiere di champagne in un sorso e mi avvicinai al centro del palco, determinata a dimostrare che, nonostante gli anni, potevo ancora incantare.
La spogliarellista era davvero incantevole, con lunghi capelli color nocciola che non esitai ad accarezzare. Le presi il mento con due dita e la baciai. Accolse il mio bacio con una lieve esitazione, ma non si ritrasse. Le accarezzai il seno, quello stesso seno che Ludovico aveva rifiutato, e baciai delicatamente i suoi capezzoli, mentre l’atmosfera nella stanza si faceva sempre più calda.
Le sussurrai all’orecchio: “Lasciati andare, cara, e spogliami.” La ragazza guardò prima la mia amica, probabilmente in cerca di approvazione, e quando ricevette un cenno di assenso, si mise all’opera. Con mani esperte, fece scivolare la lampo del mio vestito lungo la schiena, facendolo cadere lentamente a terra. Rimasi in lingerie.
Non ve l’avevo ancora descritta, anche perché volevo che fosse una sorpresa. Avevo un presentimento quel giorno, come se sapessi che avrei mostrato le mie grazie a qualcuno. Sotto il vestito indossavo un completo di seta nera: un reggiseno a balconcino con coppe semitrasparenti, e un perizoma che valorizzava i miei fianchi con un audace effetto vedo-non-vedo. Avevo aggiunto, per puro piacere personale, una giarrettiera blu in pizzo, la stessa che avevo indossato il giorno del mio matrimonio.
Mi voltai verso la mia complice e la baciai con passione, le nostre lingue intrecciandosi in un gioco sensuale. Alle mie spalle, sentii i mormorii degli altri invitati, tutti attratti dalla nostra esibizione, comprese le donne. Ogni secondo che passava mi rendeva sempre più audace. Con una mano sicura, scivolai tra le gambe della giovane spogliarellista e iniziai a masturbarla. Intorno a noi, i gemiti si fecero più forti. Girai la testa e notai una ragazza intenta a fare un pompino, mentre alcuni ragazzi si masturbavano allegramente. Ma il festeggiato, Ludovico, era immobile, con un’espressione quasi arrabbiata sul volto.
Presi quella reazione come una sfida, e capii subito che Sabrina la pensava come me. Mi indicò suo figlio con un dito, e finalmente compresi qual era la mia missione per la serata.
Lasciai il centro della sala e mi diressi verso Ludovico, ma non prima di essermi tolta uno sfizio. Mi avvicinai alla barista, una donna sexy, bombastica e rifatta, e la baciai con trasporto. Tuttavia, nemmeno questo sembrò accendere l’interesse del festeggiato, e il mio orgoglio ne risentì ancora di più.
Decisa a conquistarlo, mi avvicinai al divano dove era seduto. Iniziai a ballare provocatoriamente davanti a lui, e con un gesto deciso mi tolsi il reggiseno. Sentii una mano che lo afferrava, ma era solo uno degli invitati. Lo lasciai fare, sentendo la sua lingua sui miei capezzoli e il suo cazzo premere contro i miei fianchi. Ma con lui non avevo intenzione di andare oltre, avevo solo un obiettivo: Ludovico.
Nonostante il mio pensiero, afferrai comunque il pene dell’invitato con le mie mani guantate e iniziai a masturbarlo lentamente. Era decisamente dotato e sicuramente avrebbe fatto divertire qualcuna delle invitate, ma non me. Ero così concentrata su Ludovico che non notai subito chi si era inginocchiata davanti a me. Con grande sorpresa, vidi che era Silvia, una minuta invitata. Senza esitazione, mi tolse le mutandine e appoggiò le sue labbra sulla mia passera. Fino a quel momento, tutto era stato un gioco, ma da quel gesto così intimo e deciso, mi sentii improvvisamente sopraffatta dal desiderio.
Il figlio di Sabrina poteva cercare di nascondere le sue emozioni con il viso, ma non poteva mentire con il corpo. Notai subito il suo cazzo che finalmente si irrigidiva, premendo contro i pantaloni. Qualcosa dentro di lui stava cedendo. Mi chinai verso di lui e lo baciai. Come avevo sospettato, ricambiò senza esitazione. Ormai, l’avevo conquistato.
Abbassai le mani sul suo pacco, stringendolo attraverso la stoffa dei pantaloni. Sentivo che stava cedendo. Con movimenti sicuri, abbassai la zip e cercai il suo membro, che trovai facilmente ed estrassi. “Complimenti,” dissi sinceramente, ammirando la sua dote.
Continuai a masturbarlo con movimenti lenti e deliberati, tenendo gli occhi fissi nei suoi. Avvicinai il mio seno maturo alla sua bocca, e questa volta, senza esitazione, lui lo prese tra le labbra, succhiando con un desiderio quasi disperato. “Bravo, cucciolo,” sussurrai con un sorriso malizioso, e al sentire quelle parole, mi morse delicatamente il capezzolo, facendo esplodere un'ondata di piacere attraverso il mio corpo.
Dalla penombra, la voce di Sabrina ruppe l'incantesimo: “Bene, cari, è arrivato il momento di lasciarli soli.” Riconobbi immediatamente il tono deciso della mia amica, e con un misto di eccitazione e aspettativa, guardai gli altri invitati che, senza alcuna protesta, iniziarono a defluire dalla stanza. Anche la cameriera-spogliarellista e la barman se ne andarono, lanciandomi un'ultima occhiata carica di sottintesi.
“Guarda un po’, ora siamo soli,” sussurrai, mentre la mia mano sinistra scivolava dolcemente sul suo viso, seguendo le linee della sua mascella, mentre la destra stringeva ancora il suo cazzo eretto, sentendolo pulsare sotto la mia presa. “Allora, cos’è questa storia che eri innamorato di mia figlia e volevi sposarla?” Lo dissi con una voce vellutata, ma piena di provocazione.
Ludovico rimase in silenzio, il suo viso era una maschera di conflitto interiore. Aumentai la pressione sulla sua erezione, sentendo la sua resistenza vacillare. “Dai, siamo soli,” continuai, il mio tono un mix di dolcezza e veleno. “Non fare il timido.”
All’improvviso, si ruppe. “Non è vero! Non l’amavo. Era solo un’idea di mia madre! Ci costringeva a fare sesso davanti a lei e rideva ogni volta che venivo!” Quelle parole mi attraversarono come un fulmine, lasciandomi con una strana mistura di disgusto e curiosità. Non potevo negare che, conoscendo Sabrina, tutto ciò era perfettamente in linea con il suo carattere perverso. Il pensiero di mia figlia mi colpì come una frustata, ma subito mi concentrai su Ludovico.
“Quindi, ora vuoi che smetta?” gli chiesi con un sorrisetto provocatorio, le mie dita continuavano a giocare con il suo cazzo, strofinandolo con la giusta pressione.
“No, la prego, continui,” gemette, mentre mi afferrava con una mano, tirandomi a sé e baciandomi con una passione che tradiva anni di desiderio represso. “La desidero da quando ho visto una sua foto con Sonia,” confessò, la sua voce tremante.
“A quindi mi desideri?” gli chiesi, mentre le mie labbra tracciavano un sentiero lungo il suo collo, sentendo il sapore della sua pelle salata. Annuì con vigore, e io, senza esitazione, lo baciai profondamente, mordicchiandogli il labbro inferiore mentre le mie mani esploravano il suo corpo, provocando ogni reazione desiderata. “Bravo, cucciolo,” sussurrai all’orecchio, mordendogli delicatamente il lobo. “E visto che questa è la tua serata, facciamo in modo che tu non la dimentichi mai.”
Mi inginocchiai davanti a lui, spalancandogli le gambe senza esitazione. Con uno sguardo carico di lussuria, afferrai il suo cazzo rigido, dandogli delle piccole sberle che lo fecero sobbalzare. Poi, senza preavviso, lo ingoiai profondamente, avvolgendolo con le labbra come se fosse un calippo al gusto di Coca Cola. La mia bocca lavorava con passione, sentivo ogni vena pulsare sotto la mia lingua mentre lo succhiavo con una voracità che lo faceva gemere di piacere.
Con una mano gli strinsi i testicoli, rotolando le dita intorno a loro, mentre con l’altra mi divertii a mordicchiare la cappella ormai lucida e umida. Ogni morso lo faceva tremare, e io mi compiacevo dei suoi gemiti soffocati. Quando lo aiutai a togliersi i pantaloni, notai la sua sorpresa quando infilai due dita, bagnate dalla mia saliva, nel suo culo. Non se lo aspettava, ma i suoi sospiri di piacere dimostrarono che non aveva nulla di cui lamentarsi.
Mentre le sue mani affondavano nel mio seno, stringendolo con una forza possessiva, mi tirò su e iniziò a succhiare avidamente i miei capezzoli. Sentivo i suoi denti graffiare la mia pelle, e il piacere misto al dolore mi faceva sentire viva. Questo ragazzo aveva chiaramente dei problemi irrisolti con la figura materna, ma quello non era il momento di analizzarlo.
“Bravo ragazzo, succhia il tuo latte,” sussurrai con voce lasciva, accarezzandogli i capelli folti mentre lo guardavo inchinarsi al mio seno. Sentii la sua cappella dura sfiorare la parte inferiore delle mie mammelle, e lo provocai ulteriormente. “Scommetto che vorresti entrare,” aggiunsi, mentre allargavo i miei seni per accogliere il suo cazzo tra di essi. Il suo sguardo bruciava di desiderio quando iniziai a muovermi, facendolo scivolare avanti e indietro tra le mie morbide curve.
Sputai sulla sua cappella gonfia, facendola scorrere ancora più agevolmente tra le mie tette, aumentando la frizione. Ci guardammo intensamente negli occhi, entrambi persi nel momento. Mi avvicinai e lo baciai per la prima volta, lasciando che le nostre lingue si intrecciassero in una danza sensuale. Sentii il suo sapore mescolarsi al mio, e il nostro bacio diventò sempre più affamato, quasi disperato. Il gioco stava diventando reale, e il mio corpo iniziava a rispondere con un desiderio crescente.
Decisa a prendere il controllo, mi sfilai gli slip con un movimento deciso. Lo spinsi contro lo schienale del divano, afferrai il suo cazzo pulsante e, senza esitazione, lo infilai profondamente dentro la mia passera calda e bagnata. Mi lasciai andare, iniziando a cavalcarlo con movimenti decisi e fluidi, sentendo il suo cazzo riempirmi completamente. Le mie mani si appoggiarono allo schienale, il mio seno si dondolava proprio sopra la sua bocca, e lui non perse tempo a succhiarlo con foga. I suoi gemiti si mescolavano ai miei mentre mi muovevo rapidamente su di lui, sentendo il suo cazzo spingere in profondità ad ogni colpo.
La sua lingua non smetteva mai di leccarmi i capezzoli, ne era completamente ossessionato. Sentivo il suo respiro caldo e affannoso contro la mia pelle, e lo baciai ancora, questa volta con una passione travolgente. Mi tirò i capelli con forza, facendomi gemere di piacere. Ogni movimento, ogni tocco, mi avvicinava sempre di più al culmine.
Dentro di me, avevo immaginato come si sarebbe conclusa quella serata, ma mai avrei pensato che sarebbe stato così eccitante. E, soprattutto, mai avrei pensato che sarebbe successo con lui. Credevo mi odiasse.
Improvvisamente, Ludovico si fece più aggressivo. Mi afferrò la gola con una mano possente, stringendola fino a farmi soffocare leggermente. “Sono io il festeggiato, e devi fare quello che ti dico,” ringhiò con voce bassa e decisa, i suoi occhi brillavano di un desiderio oscuro.
Intrigata da questo lato dominante, gli risposi con un sussurro provocante: “Dimmi, caro, farò tutto ciò che ti dà piacere.”
“Alzati, puttana,” mi ordinò con un tono che non ammetteva repliche. Obbedii senza esitazione, sentendo l'eccitazione crescere con ogni suo comando. “Ora, mamma, voglio che mi metti il culo in faccia,” aggiunse. La parola “mamma” mi colpì come una frustata, ma decisi di ignorarla, godendomi invece l'intensità del momento.
Mi girai, appoggiando il mio sedere sulla sua faccia, e lui iniziò subito a penetrarmi con la lingua, esplorando ogni angolo della mia figa con una destrezza sorprendente. Intanto, io mi toccavo, infilando le dita nel mio clitoride, stimolandolo mentre lui mi leccava con ardore. Le sue mani si stringevano attorno ai miei fianchi, tenendomi ferma mentre mi portava sempre più vicino al piacere. Sentivo che voleva di più, ma aspettavo che fosse lui a chiedermelo.
L’improvvisa violenza con cui mi spinse verso il pavimento, facendomi finire con il culo ben esposto, mi fece gemere di sorpresa. “Ora, mamma, devi stare ferma,” disse con una voce che era un misto di comando e desiderio incontrollabile.
La sua mano calò pesantemente sulla mia natica destra, un colpo secco che mi fece sobbalzare per il dolore. Prima che potessi riprendermi, il suo palmo colpì la natica sinistra, questa volta con ancora più forza. Un brivido di dolore misto a piacere attraversò il mio corpo, amplificato dalla consapevolezza del suo desiderio brutale.
Poi, sentii la pressione crescente della sua enorme cappella spingere contro il mio ano. Ogni spinta era più intensa della precedente, mentre mi invadeva con una brutalità che mi lasciava senza fiato. Ogni colpo era un'affermazione di potere, e io mi sentivo quasi scomparire sotto la sua furia, ascoltando i suoi gemiti confusi, mentre ogni tanto urlava il nome di sua madre. Era chiaro che c'era qualcosa di profondamente disturbato in quella famiglia.
Le sue mani si strinsero intorno al mio seno, le dita affondavano nella mia carne con forza, mentre i suoi testicoli colpivano ritmicamente contro le mie chiappe, ogni colpo mi spingeva oltre i limiti del piacere e del dolore. Il suo respiro si faceva sempre più affannoso, e sapevo che il momento culminante era vicino. E infatti, con un gemito gutturale, lo sentii riversare il suo seme dentro di me, riempiendo il mio canale anale con la sua calda essenza.
Mentre il suo piacere raggiungeva l'apice, il mio corpo tremava sotto di lui. Ma subito dopo, senza alcun preavviso, lo vidi ritirarsi rapidamente, quasi fuggendo, lasciandomi sola e nuda, con il suo seme ancora caldo dentro di me. Era fuggito come un codardo, lasciandomi con un misto di soddisfazione e un senso di incompiutezza.
Mi risistemai con rapidità, cercando di rimuovere ogni traccia del suo seme dal mio corpo. Ero determinata a riprendere il controllo della situazione e a farlo in modo discreto. Appena Sabrina, la madre del festeggiato, tornò, le dissi poche e semplici parole, cariche di significato: “La mia missione si è conclusa e voi due avete un problema serio.”
Mi sedetti al banco del bar, cercando di recuperare il mio equilibrio. La sexy barista, con il suo fascino innegabile, era l'unica compagnia che potevo trovare in quel momento.
Le rivolsi un sorriso amichevole e iniziai a conversare con lei, sperando di trovare un po' di conforto e, forse, un interesse reciproco. “Sai, è stata una serata piuttosto intensa. Cosa mi racconti della tua esperienza qui?” chiesi, cercando di avviare un dialogo che potesse farci entrare in sintonia.
Nonostante i miei sforzi per continuare la conversazione e creare un legame, il suo interesse non sembrava ricambiato. La conversazione scivolava su argomenti superficiali, e la connessione che speravo di stabilire non si concretizzava. Passai il resto della notte parlando con lei, ma il mio tentativo di stabilire una connessione più profonda rimase deluso.
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