Amore di mamma

  • Scritto da geniodirazza il 18/08/2023 - 23:29
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Amore di mamma

Era semplicemente indicibile, il piacere che mi dava sentire il suo corpo giovane disteso sul mio, con un cazzo di oltre venti centimetri saldamente infisso nella figa, la bocca che cercava la mia e minuziosamente la perlustrava con amore e mi stimolava un piacere liquido che si espandeva nelle nostre bocche, mentre le lingue combattevano uno strano duello fatto di leccate, di risucchi da pompino, di delicate esplorazioni dell’epidermide di tutta della cavità orale.

Mi tenevo avvinghiata a lui con tutte le forze; le mie gambe gli stringevano i lombi per impedirgli uscire dal mio corpo, per appiccicare le mie membra alle sue in una stretta da serpente, persino soffocante; gli sussurravo nelle orecchie il mio amore e mi ricambiava con dolcezze infinite che non aveva mai avuto il coraggio di esprimere; sentivo l’amore esplodere da ogni poro e accoglievo con passione i colpi violenti che imponeva al mio ventre col suo che amavo da sempre.

“Maria, sento che sto per venire; mi devo fermare?”

“Noooo!!!! Sei pazzo? Godi, sborrami dentro; sono protetta, prendo la pillola regolarmente; fammi sentire il cazzo che mi esplode nel ventre, ti voglio, tutto, senza limiti!”

Lo spruzzo mi bruciò la facoltà di pensare; l’orgasmo mi fece vedere esplosioni di colori che attraversavano la mente, la figa.

Stavo amando il mio ragazzo come non mi era mai capitato prima; non volevo fare sesso alla ricerca di modi e sensazioni nuove; per ora, volevo sentire che mi apparteneva, che ero sua, che eravamo fusi insieme, che il suo sesso era tornato all’utero da cui era stato espulso quando nacque; perché il ragazzo che mi stava scopando con amore era mio figlio ventenne che rivendicava così il piacere di vivere sua madre anche a letto, con tutta la passione di cui era capace.

Ed io gli stavo donando tutta me stessa, il calore del mio corpo, il piacere di sentirlo vivo in me, insieme alla gioia di tornare a viverlo come la protesi di me che si era staccata venti anni prima; il senso di appartenenza, di interdipendenza, era fortissimo; non stavamo scopando, stavamo rinnovando un patto di amore eterno; stavo finalmente dicendogli, col linguaggio del corpo, che lui era frutto del mio bisogno di amore, era ancora il poppante che mi svuotava le mammelle da piccolo.

Quando succhiava i capezzoli, mi faceva avere orgasmi mai più provati dopo; aspettavo il momento della poppata solo per sentire come si attaccava al seno a ventosa e divorava la mia femminilità per trarne la linfa vitale che lo faceva crescere fino a quell’uomo giovane, appassionato amante, al quale chiedevo ora di esaudire il mio bisogno di ricongiungerci, prima di cominciare a goderci come desideravamo entrambi percorrendo i sentieri dell’amore e del sesso.

“Luca sono felice; tu come stai?”

“Ho visto gli angeli del paradiso; mi sono sentito totalmente tuo e ti ho vissuta finalmente come veramente mia; non so pensare nessun altro modo per tornare da te, nel tuo corpo; nessuna esitazione, nessuna paura, nessun senso di colpa o di peccato; ho dato e preso amore; adesso sono in pace con me stesso.”

“Vuoi che ci fermiamo qui, amore mio? Può bastare a compensare il tuo dolore?”

“Nessun dolore, Maria; non mi interessa più adesso, perché ci siamo arrivati; so che questo desideravo, sentirmi completamente immerso in te e sapere che anche tu non ti sei mai staccata da me; non sono sazio dell’amore che ci siamo dati; voglio che mi fai percorrere tutti i passaggi, i sentieri, i valichi, gli spazi dell’amore e del sesso; voglio ancora sentirti urlare di piacere e voglio urlarti il mio; poi, dopo, forse ci occuperemo del domani; adesso fammi conoscere tutto l’amore che sai.”

Sciolsi il nodo che coi piedi avevo intrecciato dietro la schiena, allentai la presa sui fianchi e lo lasciai scivolare dolcemente al mio fianco; seguivo il corpo con le mani stringendo le natiche sode e dolci da carezzare, titillando i capezzoli duri di piacere e di voglia; appoggiai la mano sul cazzo barzotto e lo trattenni così, delicatamente, anche quando si stese supino accanto a me, a sua volta mi strizzò un poco un capezzolo dandomi nuovi brividi e poggiò la mano sulla vulva a trattenere l’orgasmo.

Ci girammo di lato e le bocche si incontrarono ancora in un bacio di estrema sensualità; le mani si mossero a titillare, masturbare, eccitare i sessi ancora languidi di piacere; il cazzo si agitò e riprese lentamente vigore, ma anche la figa palpitava e cercava la penetrazione delle dita che la stavano stimolando; gli presi la testa e la spostai sul mio inguine; intuì il mio desiderio e si abbassò tra le cosce a cercare, con la lingua, la vagina; mi ribaltai su di lui e presi tra le labbra il cazzo.

Demmo il via al più languido e saporoso 69; a gesti e con poche parole gli imponevo di leccare, succhiare e titillare tutto il sesso, dal pube all’osso sacro; quando gli imponevo di fermarsi ero io a farmi penetrare il cazzo fino all’ugola, sfidando qualche conato di vomito o principio di soffocamento.

“Che culo meraviglioso hai! Sei bellissima anche sotto, non solo sopra e nel viso; ti amo!”

Non sapevo dire quanto mi lusingassero i complimenti, anche quelli un poco volgari; mi dedicavo al pompino con una foga ed un entusiasmo che mi riportavano con la memoria alla mia adolescenza, quando la bocca era il percorso più opportuno per strappare la sborra dai cazzetti, poco più che piselli, che potevo succhiare nei cessi della scuola; o poco più avanti, dai cazzi già ben definiti di cui facevamo incetta nelle serate in spiaggia tra ormoni impazziti ed amori estivi.

In quel momento, con lo scettro meraviglioso di mio figlio a mia disposizione, ritrovavo nella sua passione quella che aveva accompagnato la mia crescita; sentivo quasi di guidare lui nella conoscenza del sesso mentre mi lasciavo andare con libidinoso trasporto al piacere di sentire in bocca la consistenza serica della sua cappella o gli strappavo gemiti di intenso piacere succhiando l’asta e scopandomi in bocca nel lussurioso vai e vieni dalla gola.

Luca era in estasi; dovetti strizzargli i coglioni un paio di volte, quando sentii che stava per sborrare; non volevo che concludesse prima che gli avessi offerto tutta me stessa; a quel punto, volevo ancora sentirlo nel ventre, ma stavolta dall’ingresso posteriore; mi preparavo a farmi inculare con forza dal cazzo che amavo al di sopra di ogni cosa al mondo; non glielo dissi, ma feci in modo da portarlo al piacere anale.

Mi sganciai dal sessantanove e mi sistemai carponi sul letto; gli feci cenno di andarmi dietro e di leccarmi da lì; la goduria salì al settimo cielo, quando avvertii la lingua che passava a spatola dalla figa al culo, penetrando i due buchi; avvertii fisicamente lo stupore lussurioso di lui quando si rese conto che il buchetto reagiva lasciandosi penetrare e cercando, anzi, la penetrazione perché per me l’inculata era l’apice di un amplesso ben fatto; gli suggerii di prendere in bagno il lubrificante.

All’inizio era naturalmente incerto e imbarazzato.

“Non pratichi sesso anale con la tua ragazza?”

“Sì; è stata la prima cosa che mi ha lasciato fare; lei ama molto farlo; sono certo che anche da tuo marito si è fatta sfondare per bene e, da quel che dice, lui deve avere un bel cazzo … “

“Non c’è male, ma di certo non è come il tuo; o forse io, questo, lo amo di più perché lo sento mio; comunque stiano le cose, se sai come si fa, non avere esitazioni; mi piace prenderlo nel culo e lo faccio assai più spesso di quanto tu creda; non è così stretto come ti appare, solo muscoli che recuperano facilmente; ma, con la passione che ho per te, stai pure certo che si dilaterà fino a farti entrare direttamente nell’intestino … “

Seguendo le parole, mi dilatavo volutamente lo spacco fra le natiche per dargli il massimo accesso all’ano; sentii che mi leccava accuratamente il buchetto e lo titillava dolcemente, prima con uno, poi con due e infine, sollecitato da me, con tre dita a cuneo; finalmente avvertii la consistenza della cappella sull’ano e sospirai di piacere pregustando l’inculata; spinsi indietro il corpo per accentuare subito la penetrazione nello sfintere, dove sapevo che avrei avuto qualche fastidio.

Sentii le sue mani che naturalmente mi artigliavano le anche e feci ancora pressione sui glutei per aprire le natiche alla penetrazione; la spinta contro lo sfintere per forzare il muscolo più resistente fu accompagnata da un mio gemito di piacere a nascondere il leggero dolore che la violazione mi aveva procurato; fu dolcissimo e mi accarezzò lungamente le natiche prima di afferrare le anche e tirare con forza il culo contro il ventre; sentii la mazza grossa e dura entrare fino all’intestino.

L’utero, stimolato da dietro, reagì con fitte di goduria che accompagnai con lussuriosi gemiti di piacere; quando si scatenò la sua libidine, sentii netto il rumore tipico del ventre contro il culo e il colpo dei coglioni che picchiavano sulla figa; per me era piacere totale ed ero certa che anche per lui il suono e i colpi duri contro pube e ano erano fonte di grande libidine; la mazza sembrava diventare ancora più grossa e dura mentre scivolava più liberamente nel retto.

Sentii che mi scopava alla grande, preso anche lui nel vortice della libidine che ci aveva afferrato; l’esplosione della sborrata nel culo fu di una forza emotiva straordinaria; lui piantava sempre più duramente il ventre contro le natiche ed io registravo un piacere nuovo ad ogni spruzzo che si scaricava dentro; ebbi un orgasmo che non esitai a definire anale visto che non sapevo più da dove mi esplodesse il godimento immenso che mi travolse.

Stavo per cadere bocconi sul letto, quasi priva di forze; mi arrangiai a sostenermi a lui in qualche modo e scivolai dolcemente sul lenzuolo, portandomelo dietro attenta a non far uscire di colpo il cazzo dal culo; sapevo che sarebbe stato doloroso; quando fui totalmente distesa, lui si appoggiò sulla schiena, lasciando che il cazzo scemasse di potenza ancora dentro; lo sentii svuotare lentamente fino a diventare un organo barzotto, quasi moscio; allora, spinsi come per evacuare e mi liberai.

Si scavallò e mi giacque a fianco; usò la mano sinistra per carezzarmi i capelli in un gesto di affetto che mi illanguidì; presi la mano e la baciai sul palmo sensualmente; mi chiese come mi sentivo; lo rassicurai che tutto era stato meraviglioso e che avevo goduto molto di prenderlo in me dall’ingresso posteriore, quasi una consacrazione della reciproca totale devozione; teneramente si chinò a baciarmi sulla nuca; risposi carezzando la sua mano.

“Maria, cosa pensi di fare, adesso?”

“Hai chiesto di percorrere tutti i sentieri dell’amore, mi pare; abbiamo assaggiato solo la figa e il culo; io voglio ancora succhiare il tuo cazzo amatissimo; voglio sentire in bocca il sapore della tua sborra che è mia di diritto; voglio farti godere tra le tette che sembrano cresciute a questo scopo; voglio sentire la tua bocca che, sui capezzoli, mi fa godere fino a scoppiare di orgasmo; amore mio, ci sono ancora molte cose che dobbiamo assaggiare.

Per ora, ci riposiamo e recuperiamo dalla sborrata gigantesca che ci siamo fatti; poi andremo in bagno per rinfrescarci un poco; se ti va, andiamo insieme e ci laviamo insieme, per titillarci ancora e godere; quando saremo asciutti, torneremo a letto e ricominceremo per fare quello che ancora desideriamo; se alla fine saremo troppo stanchi, dormiremo anche un poco finalmente abbracciati come sogno da anni.”

“Come la metti con tuo marito, che entro poco tempo dovrebbe rientrare?”

“Luca, amor mio, perché ti preoccupi? La chiavetta USB è qui sul comodino; appena parla, gli faccio vedere il film e, come in tutti i cineforum, dopo ci sarà il dibattito; ma per lui sarà un processo; e non so quale difesa imposterà; se rompe troppo, lo mando al diavolo, lo caccio da casa e torno single; poi imparerà cosa può fare la rabbia e il dolore di un donna umiliata.”

“Non credi di avere pareggiato l’offesa?”

“Luca, se hai paura, vestiti ed esci; io non gli risparmio un bel niente; non ho pareggiato niente; ho amato, amo e amerò sempre mio figlio, anche col corpo, stavolta, perché mi ci ha condotto lui scopandosi la tua ragazza; al massimo, ho commesso peccato di incesto ma non intendo confessarlo; lui ha commesso un reato di pedofilia, oltre al volgare tradimento in complicità con una puttanella arrapata; se lo porto in tribunale, va anche in galera; non credo che sia così scemo da voler rischiare … “

“Lo sai che mi spiace pensare che il matrimonio possa sfasciarsi per colpa mia … “

“E’ colpa tua se gli piacciono le minorenni? E’ colpa tua, se mi riempie di corna da una vita? E’ colpa tua se non ha saputo tenere il pantalone chiuso neppure con la ragazza che ti ha fatto tanto penare? Per favore, non essere caritatevole; lascia che ognuno si assuma le responsabilità; io ho quella di avere fatto l’amore con te; bada, non mi sono lasciata scopare e non ti ho scopato; ti ho dato e preso amore; ho fatto rientrare per poco nell’utero il cazzo di cui ti avevo fornito alla nascita.

Non ho sperperato in giro l’amore che dovevo a mio marito; l’ho riversato su un figlio che amo più di me stessa; forse non lo faremo più, perché la voglia è soddisfatta e posso tornare a darti l’amore materno senza implicazioni sessuali; ma questo momento di fusione totale lo dovevo, a me prima che a te; lui ha calpestato tutto, amore paterno, amore coniugale, buonsenso e rispetto della legge; se si sente offeso, chieda la separazione; il mio stipendio è sufficiente per noi due.”

“Perché dici che non lo faremo più? Io sono felice di fare l’amore con te.”

“Perché una volta non è reato; ma è peccato ed è stata follia; se avviamo una relazione incestuosa, non solo siamo folli, ma ci avviamo su una strada senza uscita e senza ritorno; non possiamo scegliere di finire randagi, in fuga, evitando tutti per non essere additati al pubblico giudizio; meglio goderci l’amore di un momento e conservarlo nel cuore … “

“E se ti dicessi che il mio amore per te adesso è tracimato definitivamente nella passione fisica?”

“Ti potrei solo suggerire di tornare alle pratiche che negli ultimi quattro o cinque anni hanno segnato la tua sessualità; masturbati, consumati gli occhi e le mani con le seghe infinite che scaricavi sui miei slip; meglio ancora, però, sarebbe che trovassi una ragazza un poco migliore di Susanna della quale innamorarti e con cui costruire una storia.”

“Credi possibile trovare oggi una ragazza non depravata dalla prima adolescenza?”

“Amore mio, non fare domande a cui è impossibile rispondere; io so che più di venti anni fa, quando già tutte le amiche si erano fatte sverginare davanti e dietro, sopra e sotto, io avevo ancora me stessa, quasi pura, da offrire a quel caprone che si prese il culo, la figa, la bocca, il seno, le mani, tutto quello che era ancora quasi intatto.

Sarà stato forse perché, a quel tempo, ero la ‘verginella’ perché considerata bruttina, poco interessante, troppo giudiziosa e troppo studiosa, per entrare nel mirino dei tanti presunti latin lover che bazzicavano i bar, le discoteche, i pub e le scuole; quando quel marpione di tuo padre riuscì a vedere, e poi a sentire, sotto gli abiti trasandati e fuori moda che razza di corpo avevo, non mi mollò e gli diedi tutto quello che nessun’altra avrebbe potuto dargli.

Se tu conosci una ‘verginella’ della stessa fatta, prova a fare altrettanto; vai a capire se anche tu non possa individuare, tra i cocci di bottiglia, il diamante che tutti hanno disprezzato e, ripulendolo a dovere, non ti riesca di scoprire chi merita davvero l’amore, quello che regge per almeno vent’anni, nonostante il carattere di caprone che, recentemente, ha rivelato tuo padre, che dio lo strafulmini per il male che mi sta facendo e che fa al nostro matrimonio!”

“Io ho ancora voglia di te; adesso che mi hai detto che è l’unica volta che posso amarti, non ti lascerò in pace fino a che uno di noi due non morirà per eccesso di amore!”

“Non ho detto che oggi e mai più; ho detto che non voglio avviare una relazione incestuosa dagli esiti pericolosi; se tuo padre capisce la lezione e scende a più miti consigli, è chiaro che non avrò voglia di tradirlo, perché non l’ho mai fatto, non appartiene al mio costume di vita; se però decidiamo per la separazione, potrei avere bisogno del calore di un uomo che amo e, se non avrai trovato una ragazza che ti riempia il cuore, non esiterei a chiederti di darmi amore e calore.

Per ora, pensiamo a amarci come è bello e sano; poi parleremo di futuro, dopo che avremo affrontato tuo padre e le sue presunzioni; temo che non sarà una lotta facile, se conosco il mio ineffabile consorte … “

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Carlo, funzionario di banca, quarantatré anni, da venti sposato con me, con un figlio di venti anni, Luca, che frequentava la facoltà di Legge nella locale Università, uscì come ogni pomeriggio dal lavoro e si diresse a casa; non aveva particolari problemi perché la sua vita scorreva su binari ormai consolidati da anni di esperienza e nessuno scarto, come in tutti i binari che si rispettino, sembrava presentarsi all’orizzonte di una vita quasi piatta.

Dopo il matrimonio, era stato sempre così e, progressivamente, si era adagiato in quella situazione di stallo a cui io mi ero adeguata assai facilmente, fino a costruire una sorta di nicchia di benessere fatta di un reddito medio alto, perché con la mia attività di commercialista avevo un attivo di bilancio alto, quando c’erano determinate scadenze o quando entravano clienti particolari; esserci sposati particolarmente giovani ci aveva segnati, ma in fondo vivevamo bene.

Lui talvolta, anzi spesso, era attratto da ipotesi nuove; specialmente le ragazzine, particolarmente vivaci in quel momento storico di trasformazione, lo attiravano come il miele le mosche; aveva avuto occasione di scoparne molte, nei bagni dei bar dove si incontravano e dove avevano ormai radicato il costume di veloci scopate a pecorina, inculate o pompini anche con uomini mai frequentati prima, purché habitué del locale e quindi garantiti per molti aspetti.

L’ultima occasione era stata abbastanza particolare perché aveva a protagonista la ragazza di suo figlio, Susanna, una diciassettenne ardimentosa, arrogante e vagamente ninfomane, che lo aveva incastrato per fargli un succulento pompino nel bagno di un pub frequentato da studenti universitari e liceali ansiosi di entrare nel sistema dei compagni ‘maggiori’, ma sopratutto nella gara al record delle scopate che li agitava.

Carlo si era più volte domandato, prima di stuzzicare e farsi trascinare dalla ragazza , come mai suo figlio fosse stato così ingenuo da lasciarsi abbindolare da una puttanella decisamente navigata; la ragazza era innegabilmente bella e ben carrozzata; peccato per le tette non molto sviluppate, ma che si armonizzavano bene col corpo acerbo da Lolita che esibiva ed offriva molto volentieri; era quello che forse aveva fregato Luca.

Ma Carlo non aveva nessun interesse a capire suo figlio; più importante era scoparsi la ragazzina che dimostrava grande vivacità di iniziativa; dopo la prima volta, che si era fatto quasi trascinare e aveva quasi subito il meraviglioso pompino, andò espressamente a cercarla e, accordatosi col gestore, se la portò in un magazzino dove per un paio d’ore la scopò in tutti i buchi, puntualmente spanati e sfondati, e si godette la meravigliosa bocca da idrovora.

Quello che non poteva sapere era che un gruppo di ragazzi, abituali frequentatori del locale, decisamente sfigati e repressi, avevano organizzato un sistema di riprese clandestine proprio in quel magazzino per ricavarne dei video su cui masturbarsi; Susanna era, ovviamente, il soggetto preferito; e la scopata con Carlo fu ‘immortalata’ in una chiavetta USB; quando però esaminarono la ripresa, furono colti dal panico.

Il reato che veniva commesso, di pedofilia, se fosse finito sotto gli occhi della polizia, poteva innescare indagini pericolose per chi effettuava riprese clandestine; una volta riconosciuto il padre del loro amico Luca, stabilirono concordemente di dare solo a lui la chiavetta, visto che erano coinvolti sia suo padre che la sua ragazza, e di dimenticare l’incidente; Luca, di fronte alle scene esplicite di amplessi violenti tra il padre e la sua ragazza ne parlò con me, sua madre, essendomi visceralmente legato.

Accolsi l’informazione con profondo dolore per l’umiliazione che i due avevano imposto a mio figlio, che amavo al di sopra di ogni cosa al mondo, ma che offendeva anche me direttamente; superato l’impeto della rabbia iniziale, che mi avrebbe suggerito di consegnare il video alla polizia e far chiamare mio marito alle sue responsabilità per seduzione di una minore, mi resi conto che la cosa migliore fosse rendere pan per focaccia e ricambiare l’oltraggio.

Da almeno cinque anni sapevo che mio figlio si masturbava pensando a me e alle mie scopate con suo padre; quasi quotidianamente, trovavo i miei slip nella cesta dei panni da lavare coperti dallo sperma di mio figlio che si masturbava per me; ma anche io, nelle stesse occasioni ed in altri momenti imprevedibili, mi ero trovata a sognare ad occhi aperti di prendere in mano quel gran bel cazzo, che avevo spesso intravisto spiandolo, e di farmi penetrare fino a sfondarmi l’utero.

Non fu facile travolgere la strenua resistenza di un figlio spaventato dall’idea stessa dell’incesto; come dio volle, lo convinsi e me lo portai a letto; stavamo ancora scopando, quando Carlo rientrò a casa; ma avevamo determinatamente scelto di portare il rapporto fino all’estremo perché lui ci cogliesse mentre scopavamo; la chiavetta USB, deposta sul comodino dalla mia parte, era pronta per scatenare una vera e propria guerra.

Carlo si mosse come era abituato; depose sull’attaccapanni all’ingresso il soprabito, si liberò in salotto della giacca e si diresse alla camera, unico punto, nel silenzio generale, da cui provenissero segni di vita; a mano a mano che si accostava, i rumori rivelavano un’attività decisamente sessuale e Carlo si rabbuiò, domandandosi con chi Maria stesse tradendolo; quando spalancò la porta, per poco non gli prese un coccolone.

Ero stesa supina, le gambe divaricate e le ginocchia tirate in alto, a spalancare l’accesso alla figa; tra le mie cosce, Luca si muoveva ritmicamente a scoparmi con intensità e voglia; i miei gemiti e i suoi grugniti riempivano la stanza e forse l’appartamento; io mi sentivo completamente aperta e trattenevo per le natiche il maschio che mi scopava, quasi temessi di perderlo; all’urlo di mio marito, mi sporsi di fianco e gli imposi col dito il silenzio.

“Che cazzo state facendo?!?!?!”

“Sta zitto, porco; non ti azzardare ad alzare la voce con me! … Prendi il tablet, imbecille!”

Per la prima volta, dopo venti anni di matrimonio e venticinque circa di conoscenza, usavo, nei confronti di uno che si considerava maschio alfa e che forse non era nemmeno beta, un tono imperioso e deciso.

“Ma che cazzo … “

“PRENDI IL TABLET, STRONZO, E SIEDITI SUL LETTO ACCANTO A ME!”

Forse il tono imperioso lo impressionò; forse un senso di colpa lo assalì; sta di fatto che si allontanò verso il salotto e tornò poi portando il tablet già avviato; mentre Luca, rivelando all’improvviso un aplomb inaspettato, mi continuava a martellare alla missionaria, io gli carezzavo la testa e la nuca, gli sussurravo dolcezze e gemevo dei brividi di piacere che mi regalava ad ogni affondo; passai la chiavetta a mio marito e tornai a dedicarmi a mio figlio con amore di madre e di amante appassionata.

“Abbiamo avuto in regalo un filmato bellissimo; adesso tu ti siedi sul bordo del letto accanto a me, colleghi la chiavetta e ci gustiamo insieme un film affascinante e molto istruttivo; se tenti di interromperlo o di scappare, te ne vai dalla mia casa, non ci metti più piede e il film arriva diretto alla polizia che lo troverà molto interessante … “

Qualcosa forse gli balenava già in testa, perché di colpo si acquietò e sedette silenzioso, quasi a capo basso; partì la registrazione e la prima immagine era un primissimo piano dei loro visi inconfondibili, uniti in un bacio lussurioso; si vedeva chiaro il gioco delle lingue intrecciate.

“Ti piacciono molto le teen agers, vero? Peccato che in Italia questo si chiami pedofilia o, se preferisci, seduzione di minore, reato che prevede pene assai severe e una lunga detenzione … Come bacia la puttanella? Meglio di me? Immagino di sì, dalle smorfie di piacere che fai ... Ti stava già maneggiando il cazzo o ci sarebbe arrivata dopo? … Luca, amore mio, non insistere; con questo coglione tra i piedi, non ti riuscirebbe mai di sborrarmi in figa; succhiami i capezzoli, amore, mi piace da morire …

Stronzo, vedi che mio figlio sa scopare meravigliosamente ed ha un gran bel cazzo? E’ la puttanella che ti ha affascinato che non sarebbe soddisfatta neanche da un asino; lui ha perso la testa, come qualunque ragazzo; ma lei è una troia degna solo di caproni come te; ma forse dovrei mandarvi qualche bottiglia di vino, perché questo video mi ha dato motivo di aprirmi con mio figlio, anche di cosce se è quello che stai pensando; peccato che io ami mio figlio e voi non provate niente l’uno per l’altro.”

I due nel video si erano mossi e lui le aveva aperto la camicetta e si era abbassato a prendere in bocca, uno per volta, i bottoncini che segnavano i minuscoli capezzoli appena evidenti sul seno piccolo, forse una seconda taglia.

“Non è gran che, a seno; hai cambiato gusti? Luca, ti piace il mio seno, provi piacere a succhiare i miei capezzoli?”

“Maria, tu non hai un seno, tu hai qui la centrale dell’amore, del sesso, della lussuria, tu in queste meravigliose tette riassumi mia madre che poppavo per diventare uomo, l’amante che ho sempre sognato e la donna che amo da morire; adoro succhiare i tuoi capezzoli; mi sembra di avere in bocca ciliege, fragole e frutti di un meraviglioso bosco incantato; non mi stancherei di palpare le mammelle, di succhiare i capezzoli, di raccogliere dalla figa gli umori dell’orgasmo … “

Carlo era diventato blu dalla rabbia, dalla vergogna, dall’umiliazione.

“Vi ho fatto male, vi ho mortificato; ma non sono arrivato a questo punto di cinismo; mi stai tormentando … “

“Ho capito; allora spegni ed io continuerò la visione col Commissario di Polizia; lo sapevi che la puttana ha solo diciassette anni? La legge non è dolce con i pedofili, anche se si tratta di una sporca ninfomane … “

Stava veramente male e vacillava a mano a mano che scorrevano le immagini di lei che si piegava a novanta gradi e si dedicava con lingua esperta al cazzo.

“Guarda che puttana; lecca le palle con l’abilità di una che lo fa da anni; ma forse lo ha imparato in fasce; vedi, arriva a prendertele in bocca una per una; scommetto che quando la sentivi tra le cosce neppure te ne rendevi conto; tu non sai neppure cosa fai, quando scopi; ti basta spingere dentro e fuori, vero, povero vecchio rincoglionito che ha bisogno di sangue giovane per illudersi di farcela ancora? Le milf, le tardone, le donne vere non ti interessano più.

Quelle le lasci di scarto a tuo figlio che come amante vale assai più di te; senti come mi fa godere succhiandomi la figa? … Luca, leccami, fammi godere, voglio spruzzarti in bocca il piacere; non reagire male, ti piacerà come a me è piaciuta la sborra che ti ho fatto versare in bocca quando ti ho succhiato prima … Ecco, così … sì, amore, sì … ti sto sborrando in faccia … ti amo … Ti amo!”

“Maria, ti prego, in ginocchio se vuoi; devo proprio bere il calice fino alla fine? E’ chiaro che ho sbagliato; è evidente che vi abbiamo fatti cornuti tutti ed due; so che non vuoi concedere remissione; mi dici cosa vuoi senza farmi sorbire coi tuoi commenti per tutta la scopata? Porta il video alla polizia, andrò in galera, ma ci andrete anche voi per avere violato la privacy, vedrai … “

“Sei vile, imbecille e squallido; il filmato lo abbiamo ricevuto sul telefonino; chi l’ha girato ne ha tutto il diritto; non vedi che è il magazzino del bar dove vai a caccia di ninfette per tirarti su e sfidare la deprecata vecchiaia? Il proprietario ha tutto il diritto di tenere sotto controllo il magazzino; anzi, diventi anche violatore di uno spazio privato se si scopre la location; sei fottuto, povero vecchio stronzo; non è il mio Luca ad essersi fatto irretire dalla puttanella, sei tu che riveli tutta la tua debolezza di sciacallo alla ricerca di prede deboli per sentirsi leone … “

Ero persino stanca di massacrarlo; ma non desistevo dal desiderio di fargli ammirare le sue gesta; mi dedicai a mio figlio e lo misi sotto; incollai la bocca alla sua e, fino a che il respiro ce lo concedette, lo baciai con la furia di una Erinni passandogli la lingua in tutta la bocca; catturai la sua e la succhiai come un piccolo cazzo; sentivo che si eccitava e sistemai il cazzo, duro come un palo di cemento, fra le cosce, rasente la figa; sentivo che gli piaceva e muovevo i muscoli per titillarlo.

La ragazza del video aveva intensificato la sua azione; aveva tirato fuori dai pantaloni il cazzo di Carlo, di cui conoscevo benissimo la consistenza e la grossezza, e aveva cominciato a succhiarlo dalle palle fino alla cappella, passando più volte lussuriosamente e golosamente la lingua su tutta l’asta; di colpo, lo fece sprofondare in gola e si vedeva benissimo, dalle smorfie, che godeva come una scimmia ma doveva anche combattere con la mole dell’asta che le ingombrava la bocca fino alla gola.

“Però!!! … per essere una ragazzina ha una gola bella profonda, è riuscita in un colpo a prendersi dentro il tuo cazzo che non è un pisellino; ti ha fatto godere molto?”

“Luca, scusami; quando Maria ti succhia, ha difficoltà ad ingoiare il tuo cazzo che non è un pisellino? Ti fa godere molto? Che razza di domande fai; la ragazza ha fatto molte esperienze e con bestie assai più grosse della mia; è naturale che sia una grande pompinara; tu, invece, che in tutta la vita hai succhiato solo il mio, ti rendi conto di che sberla ti prendi fino in gola, senza badare a niente? Credo che sia assai più notevole quel che fai tu con nostro figlio.”

“Senti, stronzo, io non ho fatto incetta di cazzi; ne ho preso in bocca due, tutti per amore, prima quello del mio ragazzo che poi è diventato mio marito, poi quello che è stato partorito da questo utero e che ho ripreso dentro di me perché mi apparteneva per una legge d’amore; ho messo solo amore sia con te che con Luca; con lui, poi, è stato l’amore materno che è tracimato nel sesso, quando abbiamo visto che ci hai fatto cornuti tutti e due in solo colpo … “

“Senti, Maria, puoi risparmiarmi la visione integrale del video? Ormai il senso della tua accusa è chiaro; io vi ho traditi; voi avete scelto di rendermi pan per focaccia e, anziché tradirmi, vi siete donati reciprocamente perché da anni il vostro desiderio di fare l’amore era evidente; non sono né geloso né invidioso; sono quasi felice di sapere che ho innescato il vostro amore fino a farlo esplodere nelle forme più alte possibili.

Adesso vorrei sapere da te se consideri questo pomeriggio di sesso e d’amore l’inizio di una storia importante dalla quale intendete escludermi; oppure se vi è bastato riconoscervi ed amarvi limitando tutto ad un incontro, per cui mi cacci via dal letto stasera ma poi mi consenti di ricominciare e di ricostituire l’integrità della nostra famiglia conservando nel cuore e in una scatola di ricordi questa esperienza che vedo meravigliosa per voi che la vivete con tanto trasporto.”

“Vuoi dire che ti tiri fuori da ogni responsabilità, dopo che per anni mi hai riempito di corna con minorenni da tribunale?”

“No, amore mio; e non c’è nessuna ironia nella frase; sei ancora e sempre il mio amore vero; ho già riconosciuto di avere colpe enormi; non voglio che tu passi un cancellino su tutto; se credi che meriti ancora punizioni, posso chiederti, per favore di comunicarmelo? Vuoi che divorziamo? Vuoi farmi tante corna quante te ne ho fatto io? O vuoi provare a sotterrare l’ascia di guerra e decidere una pace duratura tra tutti e tre?”

“Ho già detto a Luca che questa esperienze rimarrà un episodio unico e irripetibile, se io e te troveremo una piattaforma di dialogo per ricucire il rapporto; non ho dimenticato e non voglio dimenticare che sei stato tu a sverginarmi dappertutto quando ero adolescente; quello che non avevo capito era che la tua fosse una patologia per cui continui a cercare ancora adolescenti; non ci sto più a recitare l’angelo del focolare, prono ai capricci di un caprone pronto a scatenarsi per una figa giovane benché spanata.

Sei tu che devi farmi sapere se intendi cambiare registro e tornare ad essere il compagno disponibile, il partner leale e fedele che sei stato per quindici anni; per quel che riguarda Luca, lo amo, anche con la figa, con il culo, con la bocca, con tutto il corpo; e soffrirò molto a dirgli che non posso più abbandonarmi alla lussuria, alla passione, alla libidine, perché non voglio inquinare le fondamenta della mia vita.

Ma se tu fai un solo gesto per tradire la fiducia che voglio ancora concederti, sappi che il primo amante a cui mi rivolgerò sarà mio figlio, almeno finché non mi presenterà la ragazza che davvero merita di essere la sua compagna di vita; so bene che il destino della nostra storia è questo, aspettare che entri nel suo cuore la donna che prenderà il mio posto; in quel momento sarà davvero finita e sarò io ad imporgli di troncare; ma se tu continui la tua vita di bagordi, non chiederò divorzio o separazione.

La mia educazione, la mia cultura, i miei credo non mi consentono di rompere quello che ho promesso di mantenere unito ‘finché morte non ci separi’; per questo, non andrò mai via da te, anche se ti dovessi odiare a morte per il male che mi fai; al massimo, mi adeguerei alle tue scelte se fossi tu ad andartene; ma mio figlio sarà sempre presente in me, finché potrò avere il ruolo di primo grande amore; se non lo hai capito, la scelta è tua, se vuoi ricucire o se devo cominciare a guardarmi intorno … “

Di fronte alle colpe evidenti, Carlo era sceso a più miti consigli.

“Io non voglio divorziare; la mia educazione è la stessa tua; neppure io dimentico il ragazzo che tremava con te mentre si prendeva tutto quello che l’amore ci portava a dare con trasporto vero, di testa e di cuore; ho avuto una sbandata lunga e difficile, mi sono spaventato all’idea di invecchiare; ho visto e capito che la mia donna, mia moglie, è in grado di far vibrare d’amore un ragazzo che ha la metà dei suoi anni; le sciacquette che mi sono sbattuto io, non hanno un briciolo di questa capacità.

Se ritieni che la visione del video sia sufficiente come punizione, sappi che il senso di colpa mi ha già soffocato, non tanto per il rischio della galera, che a questo punto conta poco, ma per la coscienza che non ho capito di avere un gioiello nella teca di casa e sono andato a prendere pietre dure ritenendole preziose mentre erano solo un inganno; se per te può andare bene,vi lascio a godervi l’amore che vi scoppia da tutte le fibre del corpo e mi cerco un posto dove cenare.

Se al ritorno vi trovassi ancora presi dalla voluttà del vostro amore, non è un problema dormire nella camera di Luca; ma spero che da domani mattina possiamo salutare un giorno veramente nuovo ed una vita diversa, prima di tutto per le mie scelte ma poi anche per le vostre.”

“Aspetta; avevo già approntato delle bistecche per noi tre, prima che Luca mi mostrasse il video che ha avviato il pomeriggio; lasciaci il tempo di concludere una meravigliosa inculata e poi ci sediamo a cenare insieme; dopo cena decidiamo chi dorme in cameretta … Luca, sei d’accordo?”

“Per me va benissimo; alla peggio, decidiamo il lettone unico per tre e spostiamo un poco l’asticella in alto … o è troppo azzardato per te?”

“Scopare insieme il primo e il più grande amore della mia vita? Per me, sarebbe un sogno che si realizza; ma non credi che per Carlo sarebbe un premio immeritato, il posto di terzo nel letto di cui ha blaterato spesso, mentre dovrebbe essere cacciato come un appestato?”

“Te l’ho già precisato; dipende da quanto trasporto hai per tutti e due; a me è bastato prendermi il tuo amore; il resto è convivenza pacifica; tu hai ancora bisogno di escluderlo dal nostro mondo?”

“Chiaro che no; sei anche suo figlio e lo amo come amo te, anzi forse di più, perché con lui non ho il vincolo di sangue che ho con te, ma solo quello di un amore infinito.”

“Mentre vi amate alla follia, anche dal culo, vado a preparare un poco di insalata per il contorno.”

Carlo andò in cucina e si diede da fare per lavare della lattuga; noi ci dedicammo finalmente all’ultimo assalto rimandato fino a quel momento; io mi sistemai a pecorina e Luca mi leccò a lungo culo e figa; aiutandosi col lubrificante, preparò il buchetto alla violenza anale; quando lo sentì pronto, accostò la cappella, afferrò le anche e tirò a se il corpo; il cazzo scivolò dolcemente, centimetro per centimetro, nel retto; infilai una mano fra le cosce e mi masturbai mentre mi godevo la mazza nell’intestino.

La cavalcata durò a lungo e fu molto varia; volli sentire il cazzo penetrare nel canale rettale, stimolare l’utero da dietro e penetrare fino nell’intestino, ma in modi diversi; prima mi feci possedere classicamente a pecorina, poi, trattenendo il cazzo nel culo, mi ruotai a cucchiaio davanti a lui, stesa su un fianco, e mi feci scopare prima da destra poi da sinistra ogni volta godendomi una lunga monta nel culo, che accompagnavo con orgasmi a dir poco squassanti.

Lo feci penetrare profondamente dall’alto, quasi, perché avevo alzato i piedi sulla testa e lui, leggermente piegato, mi infilava, guardandomi negli occhi, mentre mi teneva poggiata con le spalle sul letto; a conclusione della grande scopata, mi fece stendere supina sul bordo del letto e mi inculò di fronte, guardandoci negli occhi mentre lui titillava i capezzoli e io mi manipolavo il clitoride bene in vista.

L’orgasmo arrivò sconvolgente anche se atteso e travolse i corpi di entrambi con sferzate di piacere che ci fecero esaltare di sensuale gioia; dovemmo stare fermi un bel po’ ed attendere che la respirazione, dopo lo sconvolgimento della scopata, ritornasse abbastanza normale, prima di andare in bagno, rinfrescarci sotto la doccia e uscire in accappatoio.

Seduti al tavolo di cucina, consumammo rapidamente la cena e, immediatamente dopo, li presi per mano e li guidai alla camera; avevo scelto il letto a tre piazze; ci fiondammo sul letto, io e Luca, e lui mi avvolse immediatamente in un abbraccio frenetico, quasi da stritolare; Carlo si fermò interdetto ai piedi del letto e ci guardò quasi incuriosito; non aveva mai assistito ad una scena di passione così intensa; si sentì estraneo ad un amore tanto profondo.

In un momento di requie, girai lo sguardo, incrociai quello di lui e tacitamente le invitai ad unirsi; scosse la testa.

“State così bene insieme che sarebbe quasi sacrilegio intervenire; vado a dormire in cameretta.”

Per un po’ ci sentì agitarci contro la parete; tra il cigolio della rete e i colpi contro il muro, avrebbe quasi potuto seguire passo passo quello che stavamo facendo; ma forse aveva adottato i tappi per le orecchie; quando Luca esplose, dopo una scopata estenuante, l’ennesima sborrata della giornata, uscii per andare a lavarmi la figa arrossata; in realtà ero decisa ad affrontare di nuovo mio marito.

Ero quasi certa che quella situazione lo aveva depresso assai più degli oltraggi che gli avevo lanciato; l‘amore tra me e mio figlio intaccava notevolmente la sua fiducia nella mia dedizione a lui; oltretutto, non nasceva da un episodio concluso ed improvviso ma realizzava un desiderio per entrambi antico e determinante; le sue scopate con le giovanissime erano rimaste al di qua dell’esercizio ginnico del sesso; il pomeriggio con Luca, invece, era stato per me una lunga storia d’amore.

Ovvio quindi, che avesse timore di vedere in crisi l‘intero nostro rapporto, venticinque anni di vita; entrai nella cameretta senza che se ne accorgesse perché aveva i tappi alle orecchie, era rannicchiato su un fianco e forse fissava il vuoto; avvertì la mia presenza quando mi ci sedetti a fianco e gli carezzai la testa.

“Carlo, non dare corpo alle ombre; Luca è nostro figlio, mio e tuo, lo amo con tutta me stessa anche col corpo; ma amo te al di sopra di ogni cosa; l’ho già detto, con lui agisce il richiamo del sangue, lui è carne della mia carne e ho desiderato riprenderlo in me, niente altro; te, ti ho scelto, ti ho accettato, sono cresciuta con te, ti ho amato e ti amo a prescindere; non prendere abbagli; il letto a tre piazze non ti andava bene?”

“Maria, un giorno parleremo di trasgressioni; è stata già una colpa non farlo prima e i silenzi hanno portato a scelte divisive; un giorno ti spiegherò che la trasgressione funziona solo quando si tratta di puro sesso, senza coinvolgimenti o complicazioni sentimentali; in genere è una donna che sceglie di movimentare il suo amore; con la complicità del partner, usa un bull per godere e il partner, totalmente asservito alla sua donna, gode del suo piacere.

Nella migliore delle ipotesi, i due godono insieme e il terzo è solo un oggetto fallico; l’amore è tra i due che hanno deciso; è il caso proprio di Luca, che ha deciso di vivere il tuo amore mettendomi ai margini; entrare in quell’atmosfera di passione e trasporto amoroso sarebbe stato sacrilegio, per un verso; voi non stavate giocando a chi scopa meglio, vi stavate amando; il terzo, in quel caso, è un corpo estraneo e resta fuori o provoca rottura di equilibri; non volevo né questo né quello.

Se ti va, parleremo di questi temi e si può anche ipotizzare qualcosa tra noi due ed eventuali bull da usare; ma non può essere uno che ami come o addirittura più di me; si scatena una bagarre difficile da controllare; torna dal tuo amore e, se è come mi hai detto, lascia che consumi tutte le energie amorose che ha; se poi deve tornare ad essere il figlio amorevolissimo che è sempre stato, io posso aspettare che tu decida cosa siamo per te; se ancora occupo un posto nella tua vita, parleremo di trasgressioni.”

Non c’era niente che io potessi obiettare; forse avrei potuto saltargli addosso e farmi scopare, almeno con una sveltina, tanto per dirgli che la tempesta era dietro le nostre spalle e che da domani sarebbe tornato ad essere l’uomo al centro della mia vita; ma la voce della ragione mi suggeriva che sarebbe risultato pietistico e forse offensivo; lo lasciai con una carezza leggera sui capelli e andai in camera, dove il mio amante di una notte fremeva per tornare a farmi sentire il suo vigore in tutto il corpo.

Ci svegliammo abbastanza presto; Carlo era già pronto per andare al lavoro; lo bloccai sulla porta, lo baciai appassionatamente e gli diede appuntamento alla sera, quando sarebbe tornato a casa alla fine del lavoro; mi palpò un poco con desiderio il culo e il seno, come faceva sempre da anni, e andò via per una giornata, speravamo, totalmente nuova; Luca uscì dal bagno in accappatoio, si andò a sedere al tavolo di cucina per fare colazione e mi avvertì.

“Maria, io devo andare all’Università per delle lezioni; tu hai da lavorare?”

“Luca, facciamo chiarezza; se siamo in clima amoroso, chiamami per nome, sembra meno blasfemo e alleggerisce il senso del peccato di incesto che non riesco ad evitare; anche in pubblico, se ti va o ti risulta più elegante, chiamami Maria; ma sono e voglio rimanere ancora tua madre; se nel privato o anche in pubblico mi chiami ‘mamma’ non solo lo preferisco ma ti assicuro che non mi sento più vecchia o più decrepita … Non ho cose importanti in ufficio; vuoi che ti accompagno all’Università?”

“Mi farebbe comodo; forse puoi conoscere qualcuno dei miei compagni di studio … “

“Anche la famosa ‘verginella’?”

“Certo; Mariarosa è una mia cara amica, le sono molto affezionato … “

“Come è questa ragazza di cui parli con tanta reticenza? Ti piace? E’ molto corteggiata?”

“No, è secchiona, grandi occhialoni, infagottata in abiti fuori moda; bella, è bella; ma è così trasandata che non ti accorgi se ha un corpo e se è ben fatta ... Ha una brutta storia alle spalle, padre vecchio e madre morta giovane; deve fare da sola senza guida.“

“Capisco, credo di conoscere bene il tipo … “

“Come mai?”

“Perché ero esattamente così, fino a quando tuo padre mi incontrò e in un paio di settimane mi rivoltò tutta facendo emergere il cigno dall’anatroccolo … “

“Stai dicendomi che eri la prima della classe, impeccabile, sempre da dieci e lode, senza un barlume di femminilità?”

“Se ne hai bisogno, ti autorizzo a curiosare tra le vecchie foto; anzi, chiedi a tuo padre e vedrai che risate si fa … “

Uscimmo insieme e lo portai all’Università; quando vidi davanti al bar là vicino il gruppetto di ragazzi che sapevo essere amici di Luca, parcheggiai e andai con lui; ci volle poco a rendermi conto che la mia presenza sconvolgeva la quotidianità dei giovani e che, dimostrando almeno dieci anni meno dei quaranta reali, la mia figura sollevava molti interrogativi; a manifestarli fu la piccoletta che Carlo aveva abbondantemente scopato; truccata come una vecchia prostituta, aggredì quasi Luca.

“Hai cambiato gusti? Adesso ti rifugi in braccio alle tardone sperando di trovare la comprensione per la tua incapacità?”

“Luca, ma questa stronzetta è la tua ex che tuo padre si è scopato nel bagno con tanto gusto?”

“Si, mamma, è quella con cui quel maiale ti ha fatto le corna; non vale niente, è la ragazza di chi capita!”

“Devo ammettere che, da quel che si vede in video, è una gran bella pompinara; si vede subito che è ben esercitata!”

“Mamma!?!? Questa meravigliosa dea è veramente tua madre?”

A chiedere era stata una ragazza infagottata in abiti fuori moda, anche se ben curati; sotto di essi, intravedevo senza dubbio un fisico ben messo, con seno notevole e fianchi molto ben disegnati.

“Scommetto che tu sei Mariarosa, la secchiona, da quel che dice Luca … “

“Sì; se ne dicono molte su di me, ma me ne curo poco … “

“Se conosco il tipo, e lo conosco, menti sapendo di mentire; alla tua età, era la proclamazione per non confessare che sbavavo per il bel ragazzo che poi è diventato mio marito; quando trovai la forza per uscire dal guscio sono diventata quella che vedi; ciao, mi chiamo Maria; posso chiamarti Rosa?”

“Luca mi chiama così; posso darti del tu o devo mantenere le distanze?”

“Se fissi una distanza, io la moltiplico all’infinito e non voglio più vederti … “

“Pace, amica mia, nel nome di Maria che ci accomuna; sai che davvero non si crederebbe mai che tu sia la madre di un ragazzo dell’età di Luca? Dimostri almeno dieci anni di meno … ?“

“C’è chi vuole mantenersi giovane e lo fa per amore; chi invece preferisce invecchiare anzitempo e cancella l’amore dalla sua vita; è azzardato pensare che sei delusa perché il ragazzo di cui sei innamorata non ti prende in considerazione?”

“E’ vero ma solo a metà; per l’altra metà, devi pensare che mia madre è morta di cancro che avevo dieci anni; lei ne aveva quasi sessanta, perché mi aveva avuto assai anziana; vivo con mio padre che è oltre i settanta ma dalla morte della moglie è diventato un vegetale; … e pensare che insegnava proprio qui, alla facoltà di Economia … “

“Aspetta, settant’anni, vedovo dieci anni fa, insegnava Matematica? … Allora ho fatto con lui le tre sessioni di esame previste dal piano di studi della facoltà; se non te l’ha detto Luca, sono commercialista; tu sei figlia del professor Spampinato?”

“Sì; anzi, forse, del rottame che è diventato adesso; ho molte difficoltà a vivere con un vecchio rinunciatario e le sue sorelle nubili e più vecchie di lui … “

“Diciamo che ti pesa l’assenza di una figura femminile di riferimento, allora … “

“Beh, diciamo che un’amica come te non l’ho mai avuta; a scuola sono la secchiona da odiare, fuori della scuola sono la vecchia anzitempo che vede solo il padre e le zie … “

“Io non mi faccio mai gli affari miei; a maggior ragione, ora mi faccio i tuoi; non hai esami da preparare in comune con qualche amico o amica? Se ne avessi con Luca, lo obbligherei a studiare con te per farti venire a casa e parlare con me … “

“E credi che il ragazzo corteggiatissimo che è tuo figlio perderebbe tempo a studiare con la secchiona? Se sai quello che è successo, avrai capito che si era fatto irretire dalla troietta che poi ha conosciuto suo padre e ha preferito la maturità all’innocenza; Luca, come tutti, corre come falena alla luce di Susanna; non si occupa dei vecchi vestiti come me.”

“Se ti invito a pranzo da me, hai problemi?”

“Nessuno; passare qualche ora con te mi può fare solo bene; credo tu mi possa insegnare qualcosa; forse davvero sei stata la reietta che si è scoperta Venere ed ha steso tutti … “

“Ed io credo fermamente che tu sia Giunone infagottata e che possa stendere tutti, a cominciare da quell’imbecille di mio figlio che non riesce a leggere i suoi sentimenti … Ti va di fare una capatina con me ai negozi in piazza? Voglio vedere alcune cose … ”

“Sei la prima amica che mi invita a fare shopping … “

“Ti scandalizzi se affermo che ho sentito un certo feeling e non voglio sciuparlo?”

“No; mi basta osservare che ho avuto la stessa emozione; con te mi sento bene, libera e pronta a seguirti all’inferno … “

Andammo verso i negozi tenendoci abbracciate in vita; la portai in un reparto di intimo e mi persi con lei nel mare immenso di reggiseni, perizomi, tanga e slip di ogni forma e dimensione; le chiesi le misure e trovammo che avevamo le stesse.

“Stai cercando di suggerirmi che devo rinnovare tutto, a partire dall’intimo?”

“Esattamente, Rosa; il tuo seno, se viene sollevato da un push up, diventa un’arma micidiale di seduzione; il tuo culo è decisamente il pezzo forte della tua bellezza; se lo sottolinei con un perizoma diventa esplosivo; poi sopra ci fai cadere con sussiego una mini e una camicetta; ti resterebbe tanto altro da fare, ma queste operazioni minimali non puoi ignorarle; se hai problemi di spesa, posso aiutarti; lo faccio con tutto il cuore … “

“Prima di risponderti, una domanda; hai un figlio unico che è un giovane amato e venerato; ti manca forse una figlia femmina da plasmare a tua immagine? Ti dico subito che, se a me manca una madre e a te una figlia, ti adotto seduta stante, perché mi dai affetto, disponibilità, sicurezza, voglia di cambiare; ma spero che tu non resti delusa da questa figlia putativa; per rispondere, mio padre ha una pensione sufficiente a garantirmi una carta di credito assai sicura, che sono libera di usare a mio piacimento.

Sono entrata con te nel girone della lussuria e ti garantisco che ti seguirò come un’ombra; in fondo scambiando la madre col figlio, ci guadagno in sicurezza e forza d’affetto.”

“E’ per Luca che soffri d’amore e t’incupisci? Lo sai che ti vuole assai bene e che gli piaci un sacco? Volete proprio che faccia io la paraninfa tra voi due o riuscite a dirvi qualcosa di autentico?”

“Maria, io non ho mai nascosto, da quando ci siamo incontrati all’Università, che ero stata abbattuta da un colpo di fulmine e che stravedevo per lui; ma lui non ha fatto altro che rincorrere le ragazze facili e sbavare dietro le minigonne vertiginose … “

“Lezione numero uno; gli uomini sono generalmente e tendenzialmente stupidi, di fronte a belle gambe in mostra, a un seno che occhieggia o un culo che attira; aggiungici che Luca è per metà suo padre, quello che va a scoparsi le ragazzine nel bagno, e per metà sua madre che si innamora della sua compagna di corso perché vede in lei il riflesso di quello che era; se non gli dai la spinta giusta, fa la fine dell’asino di Buridano che morì di fame perché non sapeva scegliere tra paglia e fieno.”

Raccolte alcune confezioni coordinate, reggiseno e slip, passammo alle gonne e magliette; le chiesi di provare alcune combinazioni; ogni volta, strabuzzavo gli occhi davanti a gambe statuarie, a un culo brasiliano, a tette superbe che sfidavano la gravità; Luca, su indicazioni delle amiche, ci raggiunse quasi inaspettato; davanti allo spettacolo di Rosa che usciva da un camerino con una mini jeans che arrivava a mezza coscia ed un giubbetto in tono che lasciava intravedere lo scollo tra due tette meravigliose, tirò fuori gli occhi e rimase a bocca aperta.

“Stai attento, che ti entrano in bocca le mosche!”

Lo derisi ben volentieri.

“Mamma, ma quella è Rosa?!?!?!?”

“Chi vuoi che sia? Non ho una figlia segreta … “

“Ma … è … straordinaria; chi avrebbe immaginato?”

“Te l’ho detto; basta sapere riconoscere lo splendore di una gemma e non confonderlo con i fondi di bottiglia … “

“Ma ci vuole un occhio assai fine, come il tuo!”

“Niente affatto; è stata lei, la tua ragazza, a decidere tutto; io mi sono limitata ad assecondarla … “

“Volesse il cielo che fosse la mia ragazza … !”

“Che sia innamorata di te, me lo ha già confidato; il fatto è che tu sei freddo e non hai la forza di dichiararti; o forse aspetti di incontrare la principessa addormentata nel bosco … “

“Ciao, Luca, ti piace il mio nuovo look?”

“Mi affascina, mi abbaglia, mi stordisce; se tu accettassi di essere la mia ragazza ti farei un monumento in piazza … “

“Mi risulta che ci vuole assai meno, per cominciare; Maria, è vero che un bacio dice immediatamente l’amore che non si riesce a formulare a voce?”

“Se il principe azzurro non è un bradipo o un imbranato stupido, pare che il bacio del principe sia di resurrezione … “

“Vuoi vedere come mi sta bene l’intimo sexy che ho scelto con Maria? … guarda questo tanga che provocazione .. e guarda come le coppe del reggiseno accarezzano e disegnano il mio seno; che dici, se faccio valutare a tutti quelli che mi stanno simpatici e poi il più reattivo diventa il mio ragazzo?”

“Dico che prima faccio una strage e poi massacro anche te; ti amo da sempre; finora mi ero fermato alla tua intelligenza, al tuo carattere; visto che mi ti sei mostrata così intima, ti chiedo di accettarmi come il tuo ragazzo … “

“Se il principe non mi bacia, non posso svegliarmi dal sonno; non è così, Maria?”

“Senti, bamboccione, vuoi che sia lei a baciarti? Che stai aspettando per dire che è l’amore della tua vita, che l’aspettavi e finalmente vi sete incontrati?”

“Aspettavo che mia madre mi insegnasse anche questo; evidentemente, sono ancora il tuo bambino e mi riesce difficile sostituirti con una donna anche meravigliosa ed eccezionale come Rosa; anche tu però, amore mio, mi pare che dipendi tanto da mamma Maria; per caso ti sei fatta adottare?”

“No, mi ha offerto amicizia e l’ho accettata con entusiasmo; ho bisogno dei suoi consigli, ma ci sto poco a capire che dovrò fare visita ad un’estetista, per imparare a truccarmi e a darmi lo smalto; anche ad un ottico, per cambiare montatura e adottarne una più giovane; se con me c’è il mio ragazzo, quello vero e non parolaio, mi faccio accompagnare da lui e faccio finta di non vedere che si fa guidare dalla mia amica, perché so che lei ci vede bene insieme; da quel che ho capito, ha la vista assai lunga.”

“Ti amo Rosa; lo sento profondamente da tempo ed ora ho anche bisogno di dirtelo; ho voglia di baciarti e di sentire i sapori di tutto il tuo corpo; non ho voglia di farlo qui, davanti a tutti, frettolosamente; quando saremo in un posto più intimo, voglio assaggiare l’amore con te; prima ci dobbiamo sganciare da mamma che tende a dominare le persone che ama e cercherà di plasmarci a suo gusto.”

“Sganciamoci pure, se ne senti il bisogno; finora mi ha solo consigliato benissimo; finché è per me, per te, per noi, mi sta benissimo la sua dolce invadenza; quando sarà superflua, lo diremo con garbo e stai certo che ci lascerà vivere in pace la nostra vita; non ancora sai valutare l’intelligenza di una persona che ti ama sul serio; io che ti amo, riesco a vedere la sua passione non solo materna e ne sono felice; se mi insegna a baciare, non me ne offendo … a meno che non voglia darmi lezioni tu stesso.”

Tornammo a casa tutti e tre; Rosa avvertì suo padre che restava fuori non sapeva per quanto; il vecchio professore si ricordava di me, perché ero risultata particolarmente brillante e avevo rifiutato di lavorare, gratis, all’università con lui; gli parlai un poco e stabilimmo che sarebbe venuto a pranzo, una domenica; io speravo di diventare consuocera, se Luca si decideva; lui era sereno che la figlia fosse con me e ci mettemmo in libertà per cucinare; Rosa adottò subito il nuovo look; era stupenda.

Luca ci ronzò intorno un poco, poi si rifugiò nella sua camera al computer; Rosa era molto agitata; la invitai a parlare per scaricarsi; mi chiese se ritenevo azzardato che facesse il salto per liberarsi dalla nomea di vergine scegliendo di darsi finalmente all’uomo che amava; le precisai che non doveva considerarla una concessione al maschio o alle convinzioni diffuse; se decideva di scopare, doveva farlo per se stessa e senza concedere niente.

Mi guardò quasi spaventata; ‘l’utero è mio e lo gestisco io’ le ricordai, aggiungendo che era stata una vera conquista quella riassunta in uno slogan; se lei si amava fino a volersi concedere il piacere del sesso, l’amore poteva viverlo al meglio; se però la storia si fosse conclusa, doveva avere almeno la coscienza di averlo fatto per se; si limitò a chiedermi se la nostra amicizia avrebbe superato l’eventuale rottura; le ribadii che importanti erano i suoi sentimenti non la vita di relazione.

Raggiunse Luca nella sua camera ed udii per qualche tempo rumori di eccitazione amorosa; accesi la radio per non sentirli, ma non era facile; d’improvviso, mi arrivò alle spalle lei alquanto sconvolta; mi riversò addosso una serie di domande che mi stordì, se avrebbe avuto male, se dovevano usare precauzioni, come dovevano fare in un letto a una sola piazza; lanciai uno sguardo feroce a mio figlio che era sopraggiunto.

“Porca miseria!!! Hai scopato come una scimmia e ti fermi imbranato davanti a una vergine?”

“Cazzo, mamma, è tutto così nuovo, difficile, incerto … “

Li presi per mano e li accompagnai alla mia camera; mi rivolsi apparentemente dura a Rosa.

“Hai deciso che lui è il tuo uomo? Allora fatti guidare dal cuore; salite su quel letto e non scendete finché non vi sentite svuotati completamente … Poi passiamo in farmacia e prendi la pillola del giorno dopo; poi andrai al consultorio e ti farai prescrivere la pillola quotidiana; non dovresti rischiare molto la prima volta e a ridosso quasi del ciclo; vi porto ancora per mano perché mi fate tenerezza; ma queste cose si fanno autonomamente.”

“E se ti chiedessi addirittura di starmi vicina e di tenermi la mano mentre trasformo il mio corpo radicalmente?”

“Temo che non te lo negherei, perché sono una stupida masochista; tu vuoi legare a te l’uomo che amo al di sopra di tutto, mi chiedi di essere sacerdotessa al sacrificio della tua verginità, di deflorarti io stessa in qualche modo, e io sciocca sto anche ad ascoltarti e ad eccitarmi all’idea … “

“Mamma, non credi che sia una nuova prova d’amore a me, a Rosa ed anche a te stessa?”

“Maledetto diavolo tentatore, cosa dovrei fare io, mentre voi vi amate? Masturbarmi come il ragazzino che spiava le mie scopate con suo padre?”

“Sai che è un’idea meravigliosa; tu e Luca mi aprite le porte dell’amore e del sesso, tu soffochi la gelosia perché mi prendo il tuo uomo, non solo tuo figlio, e intanto godi con me, per me, di me; ti adoro; fallo; tienimi la mano … “

Come potevo negarmi a tanta genuinità? Se avessi avuto un’amica a tenermi la mano mentre Carlo mi sverginava, non lo avrei certo dimenticato; ora potevo essere vicina a mio figlio e alla ragazza che lo amava, mentre decidevano di stare insieme, almeno finché reggesse il loro amore; spinsi Luca fra le braccia di lei e lo costrinsi a baciarla; lei scoprì il gioco meraviglioso del duello delle lingue che si inseguivano e si perlustravano; presi il cazzo di lui e lo appoggiai sulla figa di lei, da sopra il vestito.

Capì che la stavo guidando al sesso e mi prese la mano; sentivo la stretta frenetica ogni volta che un bacio, una carezza, una pressione del pube le scatenavano piacere; senza farli staccare, sfilai a lui pantaloni e boxer; il cazzo ritto si poggiò sul vestito; sollevai la minigonna e feci scorrere la mazza fra le cosce, spostai il perizoma e lei mi strinse con forza disumana la mano mentre il cazzo scivolava tra peli della vulva a titillare le grandi labbra.

Guardai il viso dolcissimo, lei girò lo sguardo e mi sorrise, si illuminò tutta e sembrava dedicare a me il piacere che la inondava; mi chinai a baciarla sulla guancia; ebbe un fremito ulteriore; Luca se ne stava fermo, quasi paralizzato dal piacere che la situazione gli dava; forse era davvero spaventato da quello che stava facendo; gli diedi un affettuoso colpo sulla testa, quasi a svegliarlo da una trance in cui sembrava caduto.

“Luca, che diavolo ti prende? … Non sai più come si fa?”

Mi sorrise sornione e si rivolse a lei; la avvolse in un bacio immenso, il cazzo gli si era gonfiato al massimo e premeva sulla figa cercando l’ingresso alla vagina; lo trovò e cominciò a penetrarla; Rosa ebbe delle smorfie dolcissime di piacere; si sentiva che l’amore la inondava a mano a mano che il sesso avanzava; quando incontrò l’imene, un leggero lamento segnalò che la stava violando; Luca era estatico e si perdeva negli occhi di lei; non la penetrava solo sessualmente, ma con tutto il suo essere.

Ero travolta dalla passione ma non ebbi la spudoratezza di infilarmi le dita in figa per masturbarmi; avevo una voglia terribile di cazzo, di sesso, di amore, di mio marito, a cui in quel momento sentivo di perdonare tutto, per averlo con me; in qualche modo, aspettavo di sentire i rumori del suo rientro; a costo di saltare in quattro il pranzo, mi sarei fatta travolgere fino a non averne più.

Rosa mi stringeva la mano con frenesia; ad ogni spinta di Luca contro il suo pube corrispondeva una stretta più forte della sua mano; seguivo la loro scopata, la prima per la mia sorella spirituale, la prima d’amore di una donna, per mio figlio, con l’ansia e la passione con cui avevo sentito le mie perdite di verginità, della bocca, della figa, del culo; accarezzai con dolcezza il viso di lei che catturò la mia mano, la portò alla bocca e la baciò sensualmente.

Proprio in quel momento, Luca esplodeva la prima sborrata in quell’utero intatto; anche Rosa urlò come un animale sacrificato; le strinsi le gote e mi guardò con occhi acquosi.

“E’ stato il mio primo orgasmo vero; sono felice di averlo avuto con te vicino e con la tua mano nella mia; sono certa che non lo dimenticherò mai, per quanti possa averne in futuro, con chiunque il destino mi assegni.”

“Rosa, il destino ti ha assegnato me; io sono come mia madre, fedele fino al sacrifico; avremo tantissimi orgasmi e li avremo insieme; mi dispiace, ma dovrò privarti della sorellona e riproportela come suocera; non voglio mezze misure; appena possibile ti sposerò e vivrò con te una vita spero lunga e felice.”

“Impegnativa, come promessa; io posso garantirti che non farò mai niente per turbare la nostra armonia.”

I rumori all’uscio mi dissero che Carlo era tornato per il pranzo; avvertii i ragazzi che mio marito era rientrato; cercarono di ricomporsi per venire a tavola; li obbligai a sdraiarsi.

“Ho detto che non uscirete da questo letto se non dopo avere esaurito tutte le energie per questa luna di miele; non state a preoccuparvi per Carlo; mi avete caricato di tanta libidine che lo ridurrò a mal partito; oggi non si mangia; tutti scopano ma io lo voglio fare meglio e più di tutti … “

“Quindi gli perdoni ogni addebito … “

“Luca, Rosa, uno dei segreti per far durare il matrimonio è usare la ragione per superare gli scogli; il buonsenso suggerisce di perdonare, quando è possibile; non mi ha portato via niente e sono troppo superiore per sentirmi derubata da una ragazzina. Vado a concupire mio marito; ci vediamo quando usciremo dal coma … “

Carlo era sorpreso perché non bolliva niente in cucina ed io uscivo dalla camera.

“Che ci facevi in camera nostra?”

“Assistevo mio figlio che sverginava la ragazza che lo ama … “

“Mi prendi per i fondelli?”

“No, amore mio; Mariarosa si è dichiarata; Luca è esploso d’amore; hanno deciso per la luna di miele e io li ho guidati per un poco … ora hanno bisogno di scopare tanto … E io mi sono sovreccitata …. “

“Mariarosa è la secchiona del gruppo?”

“La prossima volta che l’incroci, attento alla vista, di fronte alla donna straordinaria che incontrerai … “

“Dici che è come la secchiona che conobbi io?”

“La copia conforme, in tutto … “

“Ieri ti ho trovato che scopavi con tuo figlio; oggi eri a fare la paraninfa alla sua ragazza; hai detto che sei eccitata e non c’è niente per il pranzo; aspetti un maschio?”

“Sì; confido nel mio maschio alfa … “

“Io non so se sono alfa o zeta; se ti accontenti, prometto di portarti in paradiso.”

Si sentirono urla che venivano dalla camera; la forza dei giovani stava esplodendo.

“E’ questo il paradiso che prometti?”

“Posso impegnarmi; vista l’età forse ci terremo più bassi … “

“Io lo farò con tutto l’amore del mondo; e tu?”

“Ce ne vorrà un poco, per farmi perdonare; ma ce la faremo, vedrai … “

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