Come una gatta in tangenziale

Ero solita frequentare il centro commerciale di sabato sera, per le provviste della settimana nella mattinata e per un giro nelle vetrine della galleria la sera. Ho sempre amato lo shopping, e, come donna amo vestire bene. Quindi cerco sempre qualche buona occasione a buon prezzo. 

Sfruttare  tutto il tempo, guardando e riguardando le vetrine e uscire giusto alle 21, dopo aver ascoltato tutti gli annunci della chiusura. 

La mia utilitaria era parcheggiata nelle vicinanze e per raggiungerla più velocemente, senza fare il giro di tutta la corsia e marciapiedi ero solita attraversare una siepe che delimitava il percorso.

Non era la prima volta che sceglievo questo percorso, tanto che la siepe si era adattata al calpestio, anche di altre persone, ma questa semplice e innocua operazione pare non sia andata giù a madre natura che ha deciso di vendicarsi. 

Il primo avviso lo avevo avuto il sabato precedente, stesso programma, stesso percorso, stessa siepe; in quel caso a rimetterci sono state le mie scarpe, uscite scorticate e con un tacco rotto. 

Il dispiacere poiché  erano delle scarpe comode a cui tenevo un sacco mi avevano fatto ripromettere che non ci sarei più passata. 

E invece, ci sono capitata nuovamente, la testa piena di pensieri e la comoda scorciatoia; un occhiata ai messaggi sul cellulare mentre stavo attraversando e splash. Finita dritta nei rami, una di quelle cadute che ti lasciano senza fiato, incapace di qualsiasi reazione e tantomeno di rialzarsi.

Per mia fortuna due ragazzi usciti dal centro commerciale e diretti ai parcheggi avevano notato la scena.

-signora tutto bene? Mi dice 

- sono inciampata e non riesco a rialzarmi! Rispondo

È così, lasciata la busta con gli acquisti all'amico mi porge entrambe le mani che afferro con forza, uno slancio deciso e riesco ad uscire dalla siepe. 

-signora si è fatta male? Possiamo aiutarla? 

Mi dice reggendomi in piedi invitando l'amico ad avvicinarsi. 

Di sicuro i rami della siepe mi avevamo procurato qualche graffio alle braccia, una spalla era dolorante ma il peggio veniva da una caviglia che a causa della caduta mi faceva stare in piedi su una gamba sola. 

Data la mia condizione accettai di buon senso che i due ragazzi mi accompagnassero alla macchina, anche perché zoppicavo e poggiavo il piede a fatica. 

Mi ritrovai con i due ragazzi che dai due lati mi presero le braccia, sostenendo il mio peso e con piccoli passi iniziammo il tragitto verso la macchina; e per fare in modo che mi affaticassi di meno avevano entrambi il braccio libero dietro la mia spalla, circa all'altezza del reggiseno. 

Con il lento avanzare iniziai a notare che ad ogni passo entrambe le mani che reggevano la schiena scendevano un pochino;, altezza dei reni, sopra la cinta; pensai che era dovuto all affaticamento nel sorreggermi, ma dovetti ricredermi quando mi ritrovai entrambe le mani sul culo. 

Mi avevano letteralmente afferrato il culo, una mano per ogni lato,  prima solo poggiata e man mano che palpeggiavano di gusto. 

Ero indecisa se ribellarmi ma un severo rimprovero poteva sì farli desistere dal palpeggiamento ma avrebbero anche mollato la presa delle braccia e la mia macchina era ancora a una decina di metri da me.

Rossa in viso, molto contrariata decisi di stare zitta finché non raggiungemmo la portiera della macchina, i ragazzi fecero complimenti, anche sul mio sedere, io ringraziai senza sorrisi e con sguardo severo congedai i due. 

Poggiai la borsa, misi in moto, pensando a quella situazione imbarazzante e uscì dal parcheggio imboccando la tangenziale. Nel retrovisore notai un Audi grigia praticamente attaccata al mio paraurti, ogni tanto lampeggiava, poi di nuovo a quasi tamponamento, poi lampeggio e clacson ecc. 

Che serata di merda pensai, prima la caduta ora qualcosa che non va nella macchina, forse avrò il cofano aperto, se è una lampadina non mi fermo la vedo domani a casa; ma vuoi l'agitazione che non riuscivo a controllare, vuoi una marcia innestata troppo alta che il motore iniziò a singhiozzare, si riprese un poco entrando in tangenziale ma dava l'impressione di andare a tre. 

Sapevo che di lì a breve c'era un area di parcheggio, di quelle con rifornimento di carburante e notai che l'Audi alle mie spalle aveva mollato la presa, non la vedevo più nemmeno dal retrovisore, così misi la freccia a destra decisa a dare un occhiata generica poiché da donna non avevo tanta dimestichezza con il motore, importante che non stavo andando a fuoco.

Una volta nel parcheggio, funzionante solo a self service e  illuminato da pochi lampioni arancioni, fermai la macchina nella zona più esterna, lontano dalle colonne di rifornimento,  spensi il motore e scesi a dare un occhiata alla parte posteriore. 

Ovviamente non c'è paragone tra una utilitaria e una berlina così vidi entrare nel parcheggio lAudi di prima con i fari belli alti che illuminavano me e la mia macchina. 

Erano i due ragazzi di prima che mi stavano seguendo dal supermercato, quando li riconobbi decisi di affrontare con due sonore sberle e un buon cazziatone, tanto avevano la metà dei miei anni.

Uno dei due scese e mi disse

- signora, non pensa che meritiamo una ricompensa per prima? 

- cosa state pensando, io vi faccio passare i guai, maleducati villani che non siete altro. Risposi

- allora continueremo a seguirla fino a casa, dovrà pur rientrare prima o poi e non c'è nessun reato nel seguire una persona.

Non mi andava che quei due bulletti scoprissero dove abitavo e provai a risolvere con un paio di schiaffi. 

Si erano avvicinati abbastanza per un sonoro ceffone ma quando alzai il braccio per colpirlo in viso la sua mano sinistra fu più svelta della mia, bloccando il mio braccio ancora dolorante dalla caduta, mentre la mano destra la aveva poggiata sul mio seno. L'altro ragazzo, da dietro, mi aveva abbracciata stretta, poggiando il suo pacco sul culo e con entrambe le mani era partito dalle gambe, iniziando a sollevare la leggera gonna in raso e congiungendo le mani all'altezza della fica. 

Iniziai ad urlare, ma nel parcheggio eravamo fermi solo noi tre, restai calma nella speranza che arrivasse un altra macchina.

La mia reazione fece pensare a una resa, così quello davanti iniziò a sbottonarmi la camicetta ed ad impossessarsi delle mie tette, mentre quello di dietro aveva sollevata tutta la gonna e mi carezzava la fica con entrambe le mani, il tutto illuminato dai fari dell'Audi. 

- hai capito la signora, fa la preziosa e poi va in giro in autoreggenti. Disse quello davanti 

- e non immagini che perizoma ha messo, ha un culo da urlo

È così dicendo si strusciavano su di me facendomi sentire i loro cazzi ben in tiro.

Ci volle un attimo che slacciarono i jeans portando le mie mani sui loro slip, devo dire che erano due cazzi molto duri, grossi e nodosi e li strinsi con rabbia. 

- pensa di cavarsela con due seghe bella signora? 

- forza, si abbassi, almeno un pompino ce lo deve fare. 

Che storia assurda pensai, ma non avevo altra scelta per uscire da quella situazione.

- avete dei preservativi? Chiesi

- no signora, non li abbiamo? Risposero

Domanda inutile e risposta scontata, anche se li avessero avuti mi avrebbero detto di no.

Quello dietro iniziò una pressione sulle mie spalle che pian  piano fecero cedere le ginocchia facendomi scendere in basso. 

Quello davanti , una volta che notò la testa all'altezza del cazzo, la afferrò con entrambe le mani avvicinando la cappella alla bocca.

Aveva sapore acre, schiusi la bocca e iniziai a pomparlo; era bello grosso e facevo fatica così per rilassarmi passai a succhiare anche l'altro cazzo decisamente più piccolo ma più lungo, tanto che quando me lo spingeva in gola avvertivo conati di vomito.

La mia esperienza in pompini mi diede un aiuto e la loro giovane età non era adatta a resistermi a lungo e con una buona e decisa pompata ad entrambi, in poco tempo li portai prossimi all orgasmo. 

Misi la testa al centro e li segai in contemporanea, pronta a scansarmi quando per loro era troppo tardi. 

Ma il ragazzo dal cazzo grosso, ancora una volta, fu più furbo di me; mi afferrò di nuovo la testa con le mani e mi venne copiosamente in bocca obbligandomi ad ingoiare tutto il suo sperma. 

Che bastardo, addirittura il pompino con ingoio aveva ottenuto, meno male che nel frattempo, grazie alla sega il suo amico mi era venuto sulle tette. 

Mi rimisero in piedi, un bacio sulla guancia come se fossimo amici da tanto, risalirono sulla loro auto e a tutto gas ripresero la tangenziale. Rimasi sola, frastornata, stanca e anche impaurita. Non c'erano telecamere in quella direzione, non avrei potuto denunciare nessuno ma anche nessuno aveva prova di quanto fosse successo. Misi in moto nuovamente e molto guardinga nel caso fossi ancora seguita, rientrai a casa. 

Per mia fortuna non c'era nessuno in quel momento, mi spogliai e lanciai il tutto nell'oblò della lavatrice, entrai in doccia e ci rimasi fino a quando il ricordo di quella serata lo sentii cancellato dal mio corpo. 

Al mio Lui l'ho raccontato perché nel nostro rapporto la sincerità è fondamentale e... In seguito lo ha trasformato in un nuovo racconto. 

 

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.