DA STUDENTE MODELLO A SCHIAVETTO 12.2 - PUNITO PER LA MIA LUSSURIA

  • Scritto da Fabiola il 09/07/2022 - 23:09
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Carlo mi scrutò per qualche minuto, con attenzione, poi si mise a sogghignare sornione e malizioso.

«Cazzo! Sei proprio tu, non ci posso credere. Era evidente che fossi un frocetto, ma non avrei mai detto a questi livelli».

Si mise a ridere sonoramente.

«Sei in tutto e per tutto una donna, pure le tette di silicone», disse tastandomi uno degli enormi seni finti.

«E sei una troia – proseguì Carlo – proprio come tua madre». Quella frase mi fece assumere un'espressione ebete, infatti il maschione aggiunse: «è inutile che fai quella faccia, sei della sua stessa pasta, una troia. Sì, me la sono scopata sul letto coniugale, senza che tuo padre sospettasse nulla, e adesso mi scopo anche te».

Iniziai a capire la vera ragione del turbamento di mia madre in presenza di Carlo, ma non ebbi modo di rifletterci a lungo, perché cominciò a schiaffeggiarmi sul viso e sul culo, chiamandomi «puttana» e «baldracca».

Poi, si sedette sul divano e mi ordinò d'inginocchiarmi davanti a lui. M'impose di levargli le scarpe e i calzini e di baciargli i piedi. Cosa che feci con studiata malizia. «Brava! – diceva Carlo – bacia i piedi del tuo padrone, stupida zoccola». Come con Francesco, più mi umiliava e più cresceva la mia adorazione nei suoi confronti.

Il bruto si tolse i pantaloni e le mutande e aprì bene le gambe; mi avvicinai a carponi al suo cazzo, enorme e odoroso, simile a quello di un animale da monta, e cominciai a leccarlo per tutta la sua lunghezza, dalle palle dure e pelose fino alla cappella spaventosamente gonfia, infine tentai di succhiarlo. Dico «tentai» perché era difficile infilarselo in bocca tanto era grosso; lo prendevo a poco a poco.

Carlo, improvvisamente, con tutta la forza che aveva nella braccia, premette la mia testa sul suo cazzo bestiale, costringendomi a prenderlo tutto, fino in fondo alla gola. Strabuzzai gli occhi ed ebbi conati di vomito e spasmi. «Prendilo tutto – disse – come quella bagascia di tua madre».

Lacrimavo copiosamente a causa di quel cazzone conficcato nella laringe; avevo bisogno di aria, dunque gli diedi dei colpi sulle enormi cosce e lui mi libero dalla sua presa erculea. Tirai un luogo respiro. Lui si alzò bruscamente e mi colpì al volto con uno schiaffo, facendomi cadere all'indietro. Avevo il cazzetto duro come non mai. Ero fuori di me per l'eccitazione. Carlo si spogliò del tutto, io mi rimisi in ginocchio e ripresi a fargli un pompino.

Rimase fermo per pochi minuti, poi cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, usando la mia bocca come un buco. Densi rivoli di saliva mi colavano ai lati della bocca fin sul pavimento. Tenevo i miei occhioni super truccati fissi su di lui, cercando di assumere un'espressione da docile cerbiattina.

Tirò fuori la minchia dalla mia bocca e, dopo avermela sbattuta, ridacchiando, in faccia, mi mise in piedi tenendomi dal collo e dicendo: «succhi meglio di quella puttana di tua madre. Adesso però fammi vedere il culo, stupida puttana».

Eseguii il suo ordine piegandomi davanti al divano e spingendo il mio culetto in fuori. Per tutta risposta ricevetti una sculacciata talmente ben assestata che, oltre a farmi lanciare un gridolino, mi fece cadere a bocconi sul divano. Carlo sollevò il vestitino rosa, mi afferrò le mutandine e le tirò, strappandomele via con un colpo deciso e rabbioso.

Mi voltai di scatto, mi tolse le scarpe dorate e le lanciò lontano nella stanza poi, con voce perentoria: «adesso ti rovino il culo». Carlo si succhiò le dita e mi massaggiò l'ano. Non resistetti e gli urlai: «scopami porco bastardo, spaccami il culo!». La sua risposta non si fece attendere: «così ti voglio, lurida cagna!».

La sua cappella umida della mia saliva entrò attraverso una spinta talmente forte da farmi sbarrare gli occhi e gridare di piacere. Lo fece ripetutamente e con sempre maggiore decisione. Mi afferrò le gambe nell'incavo delle ginocchia e le spinse verso le mie spalle, schiacciandomi contro la spalliera del divano. Mi tenne ferma così mentre mi dilatava il culo col suo cazzo animale. Sentivo l'asta, spessa e fibrosa, marmorea e barbara, premere contro le pareti interne del mio retto. Le cosce del maschione battevano le mie natiche; il cazzetto sbatacchiava di qua e di là. Le tette finte sobbalzavano come seni veri. Nessuno mi aveva mai scopato con una tale foga, quasi svenni tanto era furente lui e intenso il piacere.

Persi il conto degli orgasmi, ma non ero ancora sazio, lui sprigionava una selvaticità irresistibile. Si arrestò, all'improvviso, sentii quanto fosse conficcata in profondità la sua nerchia, allungò la mano e prese il cellulare che aveva abbandonato lì accanto. Riprese a sodomizzarmi con un'intensità media, mi puntò il telefonino davanti e disse: «dimmi quanto sei troia».

Quasi mi vergogno a riportare le frasi che mi uscirono dalla bocca, ma ero completamente fuori di me per il desiderio, una bambola gonfiabile senza cervello: «sono uno sborratoio – dissi – scopami alla faccia del cornuto. Riempimi di sborra papino. Sono un maschio fallito, esisto solo per i cazzi». Carlo mi sputò in faccia e io continuai: «bravo! Trattami come una troia, non sono un ragazzo, sono una bagascia, una porca senza dignità».

I colpi di reni si erano fatti sempre più intensi. Io muovevo il culo attorno a quel cazzo abnorme. Il porco non resistetta a lungo alle mie frasi e mi riversò dentro tutto il suo sperma vischioso e denso come colla calda: «sei piena».

Rimasi in estasi per diversi minuti, infine tornai in me. Avevo il culo in fiamme, mi aveva davvero rotta e anche per bene. Lui, seduto su una poltrona poco distante dal divano, fece partire il video che mi aveva fatto. Mi riascoltai e provai un profondo imbarazzo, ma anche un grande compiacimento: avevo una voce estremamente femminile, strozzata dal desiderio, ansimante. Lo guardai preoccupato e con voce supplichevoli chiesi: «cosa farai con quel video?».

Carlo: «non farti strane idee, non dirò nulla, per ora, anche se mi piacerebbe vedere la faccia di quel becco di tuo padre nel sapere che suo figlio è una baldracca senza speranza. Ma se non vuoi che questo video finisca nelle mani del tuo fidanzatino, beh, qualcosa dovrai fare...».

«Il bastardo sapeva di Francesco», pensai.

«Cosa vuoi che faccia per te?»

«La prossima volta dovrai indossare la lingerie intima di tua madre».

Raccolsi le mia cose dal pavimento. Carlo mi riaccompagnò a casa svogliatamente, il culetto mi doleva troppo. Mi trovavo in una situazione di merda, eccitante, ma di merda. Ero stata punita per la mia lussuria. Mi arrivò un messaggio di mio padre sul cellulare:
«Tutto bene?»
«Sì, tutto a posto».

su questo voto 10....Se speciale..grazie!!!
Essere riempite è stupendo!!!!!
No davvero! Io voto 11, e sto aspettando il voto per dare un 12. Porca maiala che cazzo !!!

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