L'inizio della trasgressione 4°

  • Scritto da il 02/06/2022 - 05:43
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La sera dopo cena, replicammo il defileè della sera precedente. Mi disse espressamente che voleva fossi al massimo della sensualità per esibirmi in giro. Quel maschio così porco, mi faceva impazzire! In quel fine settimana conobbi un lato del suo essere che non immaginavo e mai mi sarei immaginata di poter assecondare le sue richieste, di poter compiere quelle azioni così irreali a ripensarle con la mentalità che avevo prima di conoscerlo. Gliene ero grata, mi dava sensazioni forti, mi faceva assaporare la vita e le emozioni più forti che può riservare. Mi ritenevo fortunata ad averlo incontrato, senza di lui penso che non sarei mai arrivata a fare certe cose, che ancor oggi ritengo essere il sale (il pepe?) dell’esistenza.

Presi dalla valigia un tubino nero di cotone cintz, lucido nero, piuttosto attillato, aderiva perfettamente alle mie forme e cascava perfetto, lasciandomi una spalla scoperta, un discreto decolletè, lungo fino a metà coscia. L’avevo comperato on line ed ero rimasta folgorata dalla sensualità con cui la modella lo indossava. Devo dire che, contrariamente al solito, quando succede che ciò che risulta bellissimo in foto, dal vero perde almeno il 50% del suo effetto, in questo caso le promesse erano mantenute. Mi stava divinamente, misi un paio di sandali aperti neri anch’essi, coi laccetti da schiava che si allacciavano sopra la caviglia ed un perizomino che avrei anche potuto evitare di indossare tanto era microscopico. Lui non volle che mettessi il reggiseno, i capezzoli erano inesorabilmente duri dall’eccitazione e dal fatto che strofinavano liberi sotto la stoffa satinata del vestito e spuntavano in maniera evidente. Mi acconciai i capelli raccogliendoli con una coda alta che lasciavano scoperti il viso, il collo, orecchini ad anelle piuttosto grandi, rossetto molto scuro e niente trucco, a parte la matita sugli occhi, in quanto ero parecchio abbronzata. Ero pronta! Mentre uscivamo dall’albergo, in ascensore Marco mi mise una mano sul culo e con le dita premette in mezzo provocandomi una forte eccitazione acuita dal fatto che già mi sentivo fortemente troia nei preparativi lungamente osservata dai suoi sguardi.

Passeggiando, si giravano tutti a guardarmi, mi mangiavano letteralmente con gli occhi. Mi sentivo tanto tanto porca, mi sembrava di leggere nei loro pensieri la voglia di farsi una gran scopata con me. Lui, come la sera precedente, mi cingeva la vita mentre passeggiavamo, toccando da sopra il vestito l’elastico del perizoma sul fianco, io dondolavo il culo sopra quei tacchi alti. A un certo punto mi disse: “voglio che ci separiamo, resto indietro di qualche metro e tu passeggi da sola per vedere se qualcuno ti abborda”. Questa proposta, lì per lì mi lasciò interdetta, ma acconsentii con un sorriso per vedere fin dove quel gioco si fosse spinto. A parte un gruppo di ragazzi che mentre passavo mi fecero qualche complimento, non successe niente di particolare, le solite occhiate più o meno lascive, ma nulla di più. Ero eccitata, mi piaceva essere l’oggetto del desiderio, avrei voluto che qualcuno, sconosciuto, mi tirasse in un portone e mi scopasse in piedi. Glielo dissi mentre facevamo l’amore dopo, quando eravamo rientrati in albergo, a quelle parole lui si eccitò e venne quasi subito.

La mattina dopo, preparatici per l’ultima giornata di mare, liberammo la stanza dell’albergo. Stesso bikini del giorno prima e stesso copricostume a rete bianco. Non ci pensavo più, ma mi ricordò che il giorno prima si era scambiato il numero di telefono col ragazzone della spiaggia, che gli aveva mandato un messaggio con cui ci invitava a fare un giro con una barca di un suo amico che aveva ormeggiato in una marina lì vicino. Vidi di nuovo il suo sguardo diabolico, interpretando i suoi pensieri e pregustando ciò che sarebbe successo, cominciai ad agitarmi internamente al pensiero di cosa sarebbe successo in quella gita e, tanto per cambiare, saliva l’eccitazione. Dopo una rapida telefonata con cui ci dava le coordinate per raggiungerli, mentre eravamo in macchina, mi mise una mano fra le gambe, scostò di lato lo slip e mi strusciò il dito fra le labbra bagnandoselo. “sei già bagnata” mi disse. Sorrisi, si leccò il dito, sorrise a sua volta e mi apostrofò: “puttana. Mi piaci così. Lo sai cosa ti aspetta vero?”. Non che avessi bisogno di conferme, lo sapevo cosa mi sarebbe aspettato, ma a quelle parole l’eccitazione salì al culmine e continuai quello che aveva iniziato lui poc’anzi; allargai le gambe, scostai lo slippino e iniziai a farmi un ditalino seduta in macchina, mentre andavamo al porto. Lui mi incitava, dicendomi “mmmm..continua, così mi piaci, non smettere puttana” ebbi un orgasmo in pochissimi istanti. Avevo la figa fradicia e il pezzo di sotto del costume si era bagnato. “come faccio adesso, che lo slip è tutto bagnato?” sussurai col fiatone. “non ti preoccupare, penso che non ci sarà bisogno che tu lo indossi per molto quando saliremo sulla barca” e sorrise.

Arrivammo alla marina, era un bello yacht, grande, ormeggiato al pontile assieme ad altre barche tutte molto belle e lussuose. Non ero mai salita su una barca così, le avevo viste solo dal di fuori qualche volta in vacanza quando erano ancorate nelle baie delle spiagge più belle e provavo un po’ di invidia per quelli che ci stavano sopra che si potevano permettere di raggiungere i più bei posti senza faticare a trovare parcheggio, scarpinare sotto il sole e cuocersi per vedere le belle spiagge. Ci accolse Gianni aiutandomi a salire sulla passerella; appena sopra mi disse che dovevo togliermi i sandali: “sulle barche si cammina scalzi” mi disse. Mi disse anche che ero bellissima quella mattina, anche se non so il perché, ero uguale al giorno prima. Ma incassai lo stesso il complimento con piacere e non potei fare a meno di notare ancora una volta quanto fosse atletico, era proprio un bel ragazzo! Una volta saliti, sbucò dalla cabina un altro ragazzo sui 25/26 anni dall’aspetto ordinario, quasi timido, che molto educatamente si presentò come Francesco. Era il proprietario della barca. A dire il vero era del padre, che faceva l’imprenditore e lui aveva da poco iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia. Quella domenica, i suoi genitori erano all’estero e la barca era libera per essere usata per la nostra gita.

Fui invitata ad accomodarmi a prendere il sole sui materassini adibiti a solarium che stavano davanti alla cabina di pilotaggio. Gli uomini si davano da fare per togliere gli ormeggi e partire. Il vento mi carezzava la pelle, era una giornata di sole, limpida e calda. Per evitare scottature cominciai a spalmarmi la crema, nel mentre mi raggiunse Marco che esortò a togliermi il bikini: “tanto oramai, non è che devi nasconderti, ieri eri nuda su quella spiaggia!”. Aveva ragione e, anche se non conoscevo Francesco, mi liberai del costume e rimasi nuda. Mi aiutò a spalmare la crema; ero distesa sulla pancia e con un lungo massaggio sulla schiena, sulle gambe e sulle natiche mi applicò con accuratezza la crema protettiva. Ogni tanto passava col dito nel solco delle natiche carezzandomi il buchetto, provocandomi inevitabili brividi. Mi godevo il sole, le carezze, mi sentivo una regina, servita e riverita in quell’ambiente lussuoso.

Dopo un po’ di navigazione, incurante di dove stessimo andando, sentii il rumore dei motori che calava, la barca rallentava andandosi a fermare davanti ad una spiaggia dove non c’era nessuno con una folta pineta alle spalle. Una volta fermi e sentita l’ancora che calava sul fondo, venimmo raggiunti sul solarium da Gianni e Francesco con un paio di ciotole di salatini e un secchiello di ghiaccio con una bottiglia al fresco. Si spogliarono completamente anche loro e si sdraiarono di fianco a me. Mi offrirono i salatini e un flut di prosecco di cui assaggiai solamente una goccia, non sono molto abituata a bere. Sapevo già cosa mi aspettava e ciò mi aveva provocato, assieme alle carezze ricevute poco prima, un’inevitabile eccitazione, me la sentivo tutta bagnata. Guardai sfacciatamente il cazzo di Gianni, poggiato come un boa addormentato sulla sua coscia nuda e cominciai a toccarlo. Non era proprio moscio, ma nemmeno duro come il giorno prima. Lui mi mise una mano fra le cosce: “complimenti, ti bagni un casino!” mi disse, mettendomi in bocca  il suo dito insaporito dai miei umori vaginali. Lo leccai avidamente, mimando un pompino al dito e vidi che il suo uccello si stava alzando. Marco prese un preservativo, me lo passò e disse: “so che non vedi l’ora amore!”, lo scartai e dopo aver ciucciato un po’ quel gran bel pezzo di carne, gli infilai il condom, lo afferrai e me lo infilai dentro la figa fradicia saltandogli sopra a cavalcioni. Il suo amico si stava menando il cazzo guadandoci scopare allupato, Marco mi fissava negli occhi e io fissavo lui grata di avermi permesso di godermi quell’enorme durissimo pene dentro di me. Mi muovevo io sopra di lui, era la mia macchina del sesso, il mio giocattolone, allargavo e stringevo le chiappe e andavo avanti e indietro spingendomelo tutto dentro e mentre scivolava fuori lo facevo strofinare tutto sul clitoride. Venni dopo pochissimo mentre Marco da dietro mi stuzzicava il buchetto con le dita. Mi sciolsi in un lunghissimo orgasmo; mi fermai, scesi dal cavallo Gianni e salii su Marco, che mi aspettava voglioso col suo cazzone largo e duro e, nella stessa posizione di prima, mi scopai anche lui. L’amico si continuava a masturbare guardandomi godere quei due purosangue e mi palpava le tette che ballavano. Il ragazzo mi incitava , era loquace, faceva apprezzamenti su quanto  fossi troia e dopo un po’ che stavamo sudando sotto il sole, suggerì di spostarci tutti di sotto nella cabina dove ci sarebbe stata anche l’aria condizionata. Andammo tutti nella cabina che stava vicino alla prua dello yacht, aveva un grande letto centrale ed era lussuosamente arredata ed una tv su cui il padrone di casa cominciò a far andare un film porno. Mise anche lui il preservativo, voleva la sua parte di vacca. Si stese e gli salii sopra infilandomelo dentro, è una delle mie posizioni preferite! Marco mi fotografava, stava facendo un reportage dell’ammucchiata, io mi godevo tutti quei cazzi. Mentre mi scopava, Francesco mi baciava le nostre lingue si scambiavano la saliva, ansimavamo entrambi; Gianni da dietro mi fece fermare la cavalcata, per inumidirmi il buchetto con le sue dita insalivate, poi mi puntò la cappella contro il buchetto e lentamente me la spinse dentro. Mi stava inculando mentre avevo il cazzo del suo amico dentro la figa! “che troia” l’hai già preso dietro vero? Si sente che non sei vergine nel buco del culo, porca! Mmmmmm senti come scivola….” Disse. E me lo spinse tutto quanto dentro fino in fondo in tutta la sua lunghezza che, garantisco, era ragguardevole. Cominciai a ululare di piacere, piena in entrambi i buchi con quello più grosso didietro! Andò avanti così per non so quanto, avevo perso la cognizione del tempo, penso di aver goduto un paio di volte mentre quei due cazzi mi scopavano contemporaneamente. Dopo poco Francesco si fermò, era arrivato anche lui, mentre Gianni, che durava di più, continuò a scoparmi freneticamente fino a che non esplose in un orgasmo liberatorio. Si accasciarono sul letto sfiniti, Marco aveva ancora la macchinetta fotografica, era eccitato con l’uccello dritto, mancava lui. Mi ci dedicai con tutta la passione che so di saper dimostrare quando mi metto a ciucciare il cazzo. Venne dopo poco inondandomi la bocca del suo succo caldo che non indugiai ad ingoiare golosamente. Solo a lui e a mio marito  riservavo quel trattamento speciale, fin da subito, da appena conosciuti lo facevamo senza protezione, ero pazza di lui.

Dopo la gran cavalcata, ci buttammo tutti in acqua a fare il bagno e subito dopo io tornai a prendere il sole godendomi il lusso di quella giornata unica e riassaporando mentalmente ciò che era accaduto; ne avevo presi due contemporaneamente! L’idea mi eccitava terribilmente, avevo superato un altro traguardo, quell’uomo così disinibito aveva permesso questa ulteriore trasgressione che non avrei mai fatto da sola. il padrone della barca si mise ai fornelli e ci cucinò il pranzo che consumammo rilassati nella poppa dello yacht all’ombra. Faceva caldo, il cibo, il vino fresco e la lunga cavalcata precedente mi fece venire una certa spossatezza, la sentivo nelle gambe. Erano tre giorni che scopavo freneticamente, avevo le gambe e gli addominali leggermente indolenziti per la gran ginnastica e mi accomodai a rilassarmi nel fresco della cabina padronale. Dopo poco mi rilassai tanto che mi addormentai. A risvegliarmi furono i baci leggeri e dolci di Marco sulla mia schiena nuda, gemevo come una gattona sotto le sue attenzioni; gli tolsi le bermuda, lui mi lasciava fare sorridente e iniziai a lavorarmi il suo bel cazzo con la bocca. Mi stese, voleva leccarmi la figa e dopo averlo lasciato fare per un po’, gliela misi sopra la faccia e ricominciai a leccarmi il suo cazzo, ci eravamo lanciati in un appassionante 69, lento, eccitantissimo; sbrodolavo i miei liquidi sulla sua bocca e mi ciucciavo la cappella alternando leccate all’asta, ai testicoli, lasciandoci sopra tantissima saliva, non mi accorsi, presa dalla foga con cui mi stavo gustando quel gran bel cazzo, che erano entrati in cabina anche gli altri due ragazzi evidentemente non paghi della performance mattutina. Francesco si era messo su una poltroncina e ci guardava toccandosi il pacco, Gianni mi accarezzava la schiena, mi palpava le tette, tirò fuori l’uccello e me lo mise davanti; ero letteralmente ipnotizzata da quella bestia! Smisi di fare il bocchino a Marco e cominciai con Gianni, alternavo a leccarli prima uno poi l’altro. Mi alzai a cavallo su Marco me lo misi dentro e continuai a ciucciare l’enorme cazzo di Gianni. Che meraviglia mi stavo facendo scopare e contemporaneamente mi ciucciavo un signor cazzo. Andò avanti così per un po’ poi Marco sposto la sua attenzione e il suo cazzo sul buchetto didietro. Era bagnatissimo anch’esso e non faticò ad accogliere il suo largo pene. Mi ci sedetti sopra letteralmente e con movimenti lenti mi godevo quella stupenda sensazione di pienezza. Gianni loquacissimo mi incitava a muovermi più velocemente, apostrofandomi a puttana, vacca e aggettivi di quel genere, sbattendomi il suo cazzo in faccia fino a che non lo afferrai e me lo mangiai letteralmente levandogli ogni resistenza facendolo star lì nella mia bocca che lo ciucciava fino a che non lo sentii arrivare: un grosso spruzzo sulle mie tette. Si accasciò sulla poltroncina, prese il suo posto il suo amico che nel vedermi all’opera si era eccitato e, sempre col cazzo di Marco a godermelo nel culo, piazzatosi davanti a me in piedi, cominciai a lavoramelo di bocca. Il ragazzo era più sensibile, o ero io particolarmente brava, comunque venne abbondantemente anche lui dopo poco schizzandomi la faccia e i capelli. Mi sentivo troia, zozza, impiastricciata di sborra di due maschi con un terzo che mi stava sfondando il culo e godevo come una matta. Aumentai il ritmo della mia cavalcata, venni rumorosamente con lunghi spasimi e gemiti mentre sentivo sotto di me Marco che aveva anch’egli un orgasmo dentro il mio culo. Ci ricomponemmo un po’, mi lavai, mi resi presentabile e rientrammo in porto. Si era fatto pomeriggio inoltrato dovevo rientrare a casa, alla vita di tutti i giorni, ci salutammo affettuosamente coi ragazzi e Gianni di nascosto da tutti mi mise in mano un bigliettino col suo numero di telefono, dicendomi che se lo avessi chiamato sarebbe stato contento.

Il viaggio di ritorno fu troppo breve, un po’ malinconico, silenzioso. Ripresi la mia macchina lasciata nel parcheggio di un centro commerciale, salutai Marco con una stretta allo stomaco, un po’ perché lo lasciavo, ma più che altro perché rientravo nel grigiore casalingo.

Mio marito mi accolse con entusiasmo, mi chiese del weekend, della mia amica e mentii su tutto! L’entusiasmo, soprattutto suo, era tale che finimmo a letto quasi subito, mi disse che le ero mancata (era la prima volta che trascorrevo un fine settimana lontana da lui) e facemmo l’amore con passione. Mi scopò veramente bene e, nonostante nel fine settimana di fuoco avessi fatto fin troppo sesso, ricordo di essermi goduta alla grande quella scopata con una certa sorpresa. Forse  che il segreto stesse lì? Ogni tanto dovevamo allontanarci….

(continua)

 

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Sempre bello ed eccitante leggere i tuoi racconti spero in molti altri delle avventure trasgressive
Complimenti bel racconto eccitante e ben scritto. Mi piacerebbe approfondire la conoscenza

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