Paola

“Venga signora, il dottore la sta aspettando…”

La donna, dai capelli neri corti, aria sciupata di una bellezza sfiorita, segno che da giovane doveva essere stata una ragazza di tutto rispetto entrò nello studio dello psichiatra.

Fu fatta sedere su di una comoda poltroncina rivestita in finta pelle nera.

“Buon pomeriggio signora… In cosa posso esserle utile?” Chiese gentilmente il dottore.

“Mi chiamo Paola… - rispose timidamente – Ho bisogno di aiuto…”

“Mi racconti tutto… Vediamo cosa la turba. Non si preoccupi: non la giudicherò. Sia il più possibile sincera ed onesta.”

“Da dove iniziare? – Paola ci pensò su un po’ e riprese – Tempo fa conobbi un uomo. Pensavo fosse l’uomo della mia vita… Invece no…”

“Scusi, Paola, quanti anni ha?” Chiese il dottore giocherellando con la penna.

“50. Come dicevo non fu l’uomo della mia vita. Mi portò a letto, mi mise incinta e sparì. Non volle neppure riconoscere il bambino, che decisi di tenere.”

“Suo figlio che età ha?”

“Adesso ha 20 anni… Ma di testa molti di meno… Ha un forte ritardo mentale. Parla a malapena, non capisce che deve deglutire la saliva… Insomma è come avere un bimbo piccolo per molti aspetti. Tra l’altro nel nostro quartiere tutti dicono che è figlio del parroco ma non è così. Per quanto sia un bell’uomo, assomiglia Terence Hill, siamo solo amici e mi dà un grande aiuto con lui…”

“Scusi, suo figlio come si chiama?”

“Francesco.”

“Nella sua richiesta diceva che i problemi li ha con lui… Che genere di problemi?”

“Ora le dico… - Paola raccolse le idee e, apparentemente, con grande sforzo ricominciò a parlare – Francesco non è praticamente autosufficiente. Ha quasi sempre bisogno di qualcuno…

Anni fa, cominciò tutto da lì, avrà avuto 15 anni, forse 16… Beh!, un giorno aveva fatto il bagno e quando andai per asciugarlo successe…”

Paola si ribloccò. Il viso rosso per la vergogna e lo sguardo basso.

“Dica signora… Si tranquillizzi: nessuno la giudicherà.

“Lo raggiunsi in bagno, lo feci uscire dalla vasca e facendolo stare in piedi, cominciai ad asciugarlo con un telo. Era tutto nudo davanti a me e devo ammetterlo: mio figlio avrà tanti problemi ma fisicamente è fatto bene. Beh… Gli passavo il telo sul corpo, frizionandolo per asciugarlo. Ad un certo punto mi accucciai davanti a lui e iniziai ad asciugare le parti basse. L’ho sempre fatto e sempre senza problemi ma quel giorno, come lo toccai, divenne immediatamente duro…”

Il dottore si sistemò gli occhiali sul naso e: “In che senso? Cosa divenne duro?”

“Il pene, dottore… Si eccitò. Mi ricordo che ero tra l’imbarazzata e il compiaciuta… Sa, mio figlio è messo molto bene… Comunque… Mentre ero lì che lo asciugavo, non solo il suo pisello era diventato duro ma ad un certo punto, dopo pochissimo, lo sento grugnire e mi viene in faccia.”

“E lei come ha reagito?”

“Mmmhmm… Rimasi stupita… Ma anche orgogliosa: mio figlio era diventato grande. Ma ero anche triste per lui: nessuno gli avrebbe mai dato gioia da quel punto di vista…”

“Capisco…”

“In ogni caso, da quel giorno, mio figlio era perennemente attaccato al suo pisello. Era diventata una mania. Era ingestibile. Sempre dietro a toccarsi. Era anche imbarazzante perché ovunque andassimo lui si toccava… Io non sapevo cosa fare… Poi mi venne un’idea.”

“Vale a dire?”

“In casa cominciai a stuzzicarlo. Cominciai a girare mezza nuda o nuda… Lui mi guardava, se lo tirava fuori dai pantaloni e si masturbava. Come un dannato. Senza ritegno.”

“E lei? Come si sentiva?”

“Bene. Mi sentivo viva. Sapevo che ciò che facevo era sbagliato… Ma lo facevo a fin di bene. Era anche gratificante avere un ragazzo, sebbene fosse mio figlio, che si masturbava per me e si eccitava guardandomi. Mi seguiva nei lavori domestici… Io passavo l’aspirapolvere e lui mi guardava, accarezzandosi il pacco… Capivo, mi tiravo fuori le tette e lui attaccava a massacrarsi di seghe… Poi un giorno… Io stavo spazzando il pavimento… Ero praticamente nuda. Ricordo che mi era caduto qualcosa sotto al divano. Mi dovetti mettere a quattro zampe per raccoglierlo e lui mi venne dietro, cercando di penetrarmi mentre mi strizzava il seno. Cercai di divincolarmi e riuscii a non farmi penetrare e lui venne sulle mie natiche…”

“Come prese questo tentativo di approccio?”

“Mi fece pensare… Probabilmente aveva bisogno di qualcosa  in più. Allora, quando potevo, cominciai a masturbarlo io. Eravamo sul divano a guardare la TV? Allungavo la mano e lo segavo fino a farlo venire… Oppure a tavola, mentre mangiava… Mi sedevo davanti a lui con il seno scoperto e lo masturbavo col piede. Ormai quando aveva voglia, veniva direttamente da me col pene eretto fuori dai pantaloni ed io ero sempre pronta ad accontentarlo… Il problema fu che dopo un po’ pretese che lo facessi godere parecchie volte al giorno. Ripresi ad alternare momenti in cui lo accontentavo in tutto e per tutto ad altri in cui gli facevo far da solo mentre mi dedicavo ad altro… Riuscii a gestire la cosa in questo modo per un bel po’. E devo ammettere che trovavo la cosa anche eccitante… E’ da tanto che non vado con un uomo… Ricominciai anche a toccarmi… Anzi: presi a masturbarmi davanti a lui mentre si segava come un folle.”

“Poi che successe?”

“Successe che un anno lo rimandai ad un campo parrocchiale… Sa… Dopo che scoprì il sesso avevo preferito non mandarlo più… Ma avevo bisogno di tirare un respiro… Cedetti alle offerte del prete di aiutarmi e mandai, quindi, Francesco a questa sorta di campo… Non è esattamente un campeggio: il prete ha una casa in montagna e ci porta i gruppi di ragazzi per due settimane. Là sembrava che Francy avesse trovato un amico… Pare fossero inseparabili. Quando me lo presentarono ero felice di avere un ulteriore aiuto con mio figlio. Certo non pensavo quale aiuto fosse!”

“Come mai?”

“Chiamai spesso questo ragazzo a casa mia per tenere Francesco quando dovevo fare commissioni… Notavo che mio figlio, ogni volta che lo vedeva, era particolarmente eccitato… Una volta, addirittura, davanti a me lo abbracciò muovendo il suo bacino contro di lui. Certo Flavio, così si chiama, inventava scuse per dissimulare… Una volta volli tornare dalla spesa un po’ prima e trovai mio figlio che inculava a sangue questo ragazzo. Rimasi stupita anche se sospettavo qualcosa.”

“Come reagì?”

“Lì per lì, come le ho detto stupita. Mi ricordo che mi caddero le borse della spesa e rimasi come ipnotizzata dalla scena. Flavio mi venne addosso… Quando se ne andò, realizzai cosa era effettivamente successo. Da un lato ero un po’ gelosa. Dall’altro era comunque un bell’aiuto con mio figlio. Lo chiamai altre volte. Fingevo di uscire ma tornavo a casa immediatamente e mi godevo la scena di mio figlio che lo scopava. Mi scusi, dottore… Sono volgare…”

“Non si preoccupi. Continui.”

“Rimanevo a fissarli e sicuramente a Flavio questa cosa piaceva. E la cosa piaceva anche a me. Mi eccitava da morire. Dopo varie volte iniziai a masturbarmi davanti a loro. Infine mi unii ai loro giochi.”

“Come?”

“Flavio era totalmente sottomesso. Iniziai col farmela leccare. Poi il passo fu breve: iniziai ad avere rapporti con lui. Quasi sempre mentre mio figlio contemporaneamente lo scopava nel sedere. Era fantastico sentire la forza del mio Francy attraverso quel ragazzetto. In pratica era come se mio figlio mi scopasse. Certo mio figlio aveva un pene molto più grosso rispetto a quello di Flavio.

Un giorno Flavio si staccò da Francesco e cominciò a lavorarlo con la bocca per farlo venire. Mi guardava con complicità e malizia e mi invitò ad aiutarlo. Ero talmente eccitata che mi unì a lui nel leccare e succhiare il cazzo di mio figlio… Avevo superato il limite che mi ero imposta.”

“Quindi?”

“Quindi? Quindi… Beh! Cominciai a chiamare Flavio più raramente. A questo punto non serviva più. Presi a dare piacere a mio figlio con la bocca ma Francesco era praticamente un animale e la lussuria lo faceva scatenare. Era difficile resistere ai suoi assalti da infoiato.”

“Soprattutto se anche lei voleva fare sesso, giusto?”

“Esattamente. Tutto capitò dove e come era successo la prima volta. Dopo il bagno ero andata ad asciugarlo. Ormai era diventato abituale succhiargli il pene e segarlo. Quel giorno, però, voleva di più. Mi spinse a terra all’indietro. Io persi l’equilibrio ma riuscii a voltarmi, restando a quattro zampe. Lui mi fu subito addosso. Mi strappò letteralmente le mutande e con una violenza bestiale mi penetrò. Ammetto che la mia vagina era bagnatissima a causa di quello che gli stavo facendo prima e, quindi, non ebbe difficoltà a penetrarmi. Più che altro non avevo provato direttamente la sua lussuria. Era una bestia. Mi scopava velocemente, grugnendo come un maiale. Il mio seno ballava avanti e indietro con una tale forza che mi faceva male. Le sue mani mi stringevano i fianchi quasi con disperazione. Tutto mentre il suo pene assurdo mi trivellava, lasciandomi senza respiro. La mia mente divenne bianca. Sarà che avevo tanto da recuperare ma ero diventata una macchina da orgasmi. Godevo a raffica… Senza ritegno, senza vergogna mentre mio figlio senza alcuna ombra di cognizione mi svangava dentro in profondità. Fui scopata a ripetizione tutto il giorno. Vede dottore… I ruoli si erano ribaltati: prima era lui che veniva da me col pene turgido di voglia. Adesso ero io con la mia figa perennemente fradicia a stuzzicargli continuamente quel magnifico cazzo che si ritrova tra le gambe. Ormai non esco neppure più di casa. Passo tutto il giorno attaccata al suo pene, assetata del suo seme. So che è sbagliato… Non dovrei. Sono sua madre… Eppure il solo pensiero di averlo dentro di me mi fa impazzire.”

“Quindi vuole smettere a causa dell’incesto e delle sue implicazioni morali?”

“Sì… Sono dipendente dal sesso con mio figlio.”

“Signora… Posso dirle una cosa?”

“Mi dica dottore.”

“In tutta sincerità non penso che abbia bisogno di una cura. Non ritengo neanche che il suo sia un comportamento da correggere o sbagliato… O almeno… In una situazione normale sì. Ma questa non la è. Suo figlio è terribilmente menomato da un punto di vista mentale. Sicuramente non troverà mai una compagna e anche quel suo “amico” sta con lui evidentemente solo per sesso. Non crede che lei, in quanto sua madre, sia l’unica persona che lo ama davvero? A tal punto da offrirsi a lui? A lui che, da quel punto di vista, è destinato a rimanere per sempre inappagato?

Signora… Per me non c’è nulla di sbagliato. Torni pure a casa tranquilla.”

“Grazie dottore! Grazie!” Disse Paola con le lacrime agli occhi, sciogliendosi in un pianto liberatore.

“E cosa farà, tornata a casa?”

“Mi farò scopare fino a perdere i sensi da Francesco!”

Epico questo spin off ❤️
grazie!
Complimenti. Nonostante l'argomento spinoso sei riuscito a rendere la storia eccitante senza renderla volgare, od offensiva. Ottimo lavoro..
Grazie mille.
Mi e' piaciuto molto. L'idea dell'incontro con lo psichiatra mi piace tantissimo. Scritto bene e in modo originale. Ti faccio i miei complimenti.
Grazie
Ottimo racconto, bravo!

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