Scopata senza preavviso con la zia

Io e mia zia avevamo deciso di fare le vacanze insieme, in una casa in montagna. Lei single da ormai molto tempo e io single da sempre. Mia zia è una ragazza di ventinove anni, snella e con un sedere a forma di pesca, non è molto più grande di me infatti io ne ho ventiquattro. Ogni volta che ci vedono insieme ci scambiano per fidanzati o per fratello e sorella vista la nostra giovane età. Per arrivare su in montagna dove la nostra famiglia possedeva una casa decidemmo di prendere un bus, l'auto sarebbe stata un problema in quelle strade sconnesse e senza asfalto, non volevamo trovarci bloccati in mezzo al nulla. Il viaggio fu abbastanza tranquillo e tra una chiacchierata e una risata passò velocemente, meno di un ora per arrivare a destinazione. Arrivati quando oramai il sole stava calando perciò ci preparammo per la cena; una grigliata all'aperto con il vecchio barbecue di famiglia.
«Allora Mario prepara il fuoco mentre io lavo la verdura». Mi disse Lorena, mia zia.
«Beh certo nessun problema per me». Risposi io.
Avevo pulito il barbecue dal carbone rimasto dall'anno scorso, nel mentre che ne versavo di nuovo vidi mia zia che mi porgeva una birra ghiacciata, accettai senza riserve.
«Questa salsiccia è più grossa del cazzo del mio ultimo ex». Disse Lorena
«Ma, - mentre ridevo a crepapelle - quante salsicce hai visto zia». Risposi.
Lei mi guardò con sguardo serio, sembrava quasi offesa da quello che avevo appena detto ma poi mostrò un sorriso e mi rispose.
«Mi stai dando della troia?»
«No ma io scherzavo zia, non te le prendere dai». Risposi in imbarazzo.
«Dovresti vedere la tua faccia»
Iniziò a ridere come una pazza; mi prendeva in giro, così facendo la serata passò velocemente tra una birra e una battuta. Prima di andare a dormire ci eravamo decisi che la mattina seguente avremmo fatto una escursione nel bosco. Erano le tre del mattino e non riuscivo a dormire per il troppo caldo, così mi alzai e andai a prendere un po' d'aria, passando davanti alla camera di mia zia notai che la porta era aperta, la luce lunare mi permetteva di vederla; senza reggiseno e con un corpo da favola. Le mutandine erano talmente fini che riuscivo a vedere le labbra della sua vagina, ma quello che mi eccitò maggiormente era il suo sedere abbronzato e con quella forma perfetta. Non so perché ma iniziai a segarmi fuori dalla sua porta mi immaginavo mai zia Lorenza mentre me lo succhiava oppure a pecora mentre si faceva scopare come una vacca, ecco forse osai un po' troppo poiché entrai nella sua stanza. Mi misi ai piedi del suo letto potevo vedere perfettamente il suo culo e il suo seno, medio per l'esattezza. Avevo l'uccello in mano davanti a mia zia e me lo menavo energicamente, quando all'improvviso aprì gli occhi! Ero un blocco di cemento, mentre mi osservava con la faccia un po' perplessa e ancora mezza addormentata.
«Ma cosa cazzo fai». Mi disse mentre mi guardava.
Io cercai una qualche scusa ma non riuscì a dire nulla forse per la paura o forse per l'eccittamento, lei capendo questo ci prese gusto e iniziò a farmi domande.
«Ti piace la tua zietta? Mi stavi guardando le tette e ti sei eccitato?
Niente, non riuscivo a parlare.
«O forse volevi la mia figa tutta per te? Guardala bene stronzo una figa cosi non la scoperai mai»
Anche stavolta nulla, l’unica mia reazione era menarmi il cazzo.
«O si segati tranquillo! Sai che ti dico mi sono rotta il cazzo di vederti segare, vai fuori dalla mia stanza domani ne riparliamo».
Non riuscivo a muovermi ero troppo eccitato e dalla mia bocca uscì una frase che la fece andare su tutte le furie.
«Perché invece di farmi uscire non mi fai entrare, troia». Dissi
«Cosa cazzo hai detto? Vuoi scoparmi? Non saresti in grado neanche di resistere per tre minuti»
«Se non ci provi non lo sai»
Lei mi guardò dritto negli occhi poi si fece la coda ai capelli e prese il cazzo in bocca.
La sua bocca era calda e la saliva impregnava la cappella che al solo contato con la sua lingua si irrigidiva, facendomi provare le sensazioni più disparate. La mia mano accarezzava la sua nuca, si infilava tra quei capelli color castano, erano caldi anch’essi.
«Forza ora mi chiavi per bene. E bada bene non ti permettere a penetrarmi il culo!»
Si tolse le mutandine bianche con i ricami neri che portava addosso, e mi lasciò vedere quella meraviglia glabra, lisci e soprattutto umida; ci infilai la lingua con ansimante voglia di farla ricredere, lei teneva la gambe aperte dinanzi a me e io non potevo rifiutare il dono che mi porgeva. Sguazzavo a destra e a sinistra e anche se lei non l’ammetteva stava godendo. Sentivo la sua pelle che come per riflesso della luna si rendeva più liscia. Volevo anzi dovevo averla, possederla ragion per cui tolsi la lingua e misi il cazzo. Sembravano fatti l’uno per l’altro, si incastravano perfettamente come in un puzzle, ma, in questo caso eravamo solo noi i pezzi del gioco. Io mi trovavo sopra di lei che con le cosce ben aperte mi dava la vista migliore della mia vita, a un punto che non so ben definire mise le sue gambe intorno alla mia vita e mi invitava di andare più forte. Così io preso dal suo invito e dal suo sguardo iniziai a penetrarla sempre più forte fin quando non sentì le prima urla di piacere, finalmente la sua barriera era caduta, spenta. Ora si che potevamo fare sul serio. La girai a pecorina in modo di penetrarla come si deve, ma, un idea malsana mi giunse in mente ovvero; se il mio cazzo è nella sua bellissima figa, il mio dito può entrare in quel bellissimo buco del culo.
Le misi l’anulare dentro il sedere e iniziò a dimenarsi e insultarmi come non aveva mai fatto.
«Figlio di puttana, scopami la figa ma lasciami il culo in pace! MI FAI MALE»
«Sta zitta, sento come godi» Risposi
«Ma cosa cazzo dici… Porca puttana… Sono io la puttana, e mettici più foga cazzo!»
Lentamente si stava concedendo a me, col dito iniziai a fare giri antiorari e con il cazzo andavo sempre più forte. Anche se in fatto di comodità è pari a zero mi ricordai che avevo anche un altra mano libera perciò cercai senza rompermi una spalla di massaggiarle il clitoride, giusto qualche attimo che Lorena la mia zia troia iniziò a urlare.
«Cazzo si… SEI UNO STRONZO, MA UNO STRONZO CHE CI SA FARE»
Non ci volle molto, riuscì nell’intento di farla godere e venimmo in contemporanea. Lei squirtò una quantità esagerata io invece sborrai copiosamente dentro di lei.
Dopo aver concluso ci guardammo e lei mi disse:
«Non avrai la salsiccia grande ma almeno sai come usarla» Detto questo mi baciò sulla nuca e ci accordammo per la prossima scopata, ovverosia; nel bosco.

Continua

 

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