Una volta ne presi due

  • Scritto da Giovannaesse il 21/08/2020 - 06:00
  • 18.6K Letture

Il sabato successivo, la giornata sembrava non passare mai. Mentre in casa facevano le solite azioni, meccanicamente, quasi non si parlarono. Nell’ aria c’ era un tensione che si sarebbe potuta toccare con un dito. Suo marito aveva le farfalle in pancia, sicuro che l’ incontro della sera sarebbe stato decisivo. Stavolta avrebbe visto davvero l’ effetto che gli faceva vedere sua moglie chiavata da un altro e, per ora, non faceva che sentirsi molto su di giri … era come se una delicata tortura gli venisse inflitta, come una droga. Quei pensieri gli facevano male ma, allo stesso tempo, non avrebbe saputo rinunciarvi. Anche sua moglie era su di giri e aspettava con curiosità e apprensione l’ arrivo della sera. Il suo chiodo fisso era il cazzo di Simone. Per una strana forma di “transfert” lei vedeva l’ altro più sotto l’ aspetto del suo membro, che come persona. Idolatrava nei suoi pensieri quel cilindro di carne, meravigliosamente nuovo, a cui avrebbe voluto dedicarsi amorevolmente. Era deciso: non avrebbe mai detto di no a nessuno dei desideri espressi dal possessore di quel cazzone. Come una bacchetta magica (quale esempio più calzante) aveva potere su di lei: in pratica mentre Simone, per lei non significava quasi niente, amava il suo cazzo con tutto il cuore e lo voleva felice, appagato e coccolato. La sera scelse con cura il suo abbigliamento: mini grigia elasticizzata, voleva che fosse ben chiaro che sotto indossava il reggicalze per tenere su le calze di seta nere con la riga. Top nero, reggipetto nero, a mezza coppa. Portò anche dei profilattici, sapeva che a volte, i due amici li usavano per i loro “giochetti”. Le scarpe di vernice nera, con i tacchi a spillo, le aveva acquistate apposta per l’ occasione, ispirandosi ai filmini che qualche volta il marito le aveva mostrato. Niente profumo, usò solo un velo di deodorante ascellare, voleva che i suoi odori di donna, pian piano, si fondessero con quelli dei maschi, in quella serata che si profilava rovente. Arrivarono poco dopo le dieci. Portarono dei pasticcini freschi e del vino frizzante. Simone li accolse amabilmente, ostentando anche troppa gentilezza nei modi, ma comunque era sincero … era contento di rivederli, e ancora più raggiante di rivedere la “bona” Filomena. Era abbagliato. Si trovava di fronte una panterona, vestita da pin up, fasciata da una minigonna elegantissima, sotto si intravvedevano lievi protuberanze … probabilmente era il reggicalze. Le calze nere le stilizzavano le gambe. Di sopra indossava un top, che le modellava in modo incredibile i due grandi seni, che si sporgevano appetitosi. Il giovane, una donna così, l’ aveva vista solo in fotografia.

Mentre sistemava le ultime cose da controllare, assaggiarono qualche dolcetto e sorseggiarono il vino nei bicchieri di carta. Poi lui li invitò ad accomodarsi nello studio con i divani, mentre terminava i suoi controlli. I due coniugi non trovarono obiezioni, Lucio intanto tirò fuori dal taschino una micro camera: sarebbe servita per immortalare i momenti più piccanti.

Tutti quei preparativi, quella specie di cerimoniale, caricarono di libido la donna: si senti preda di quei due maschi, che non aspettavano atro che di infilarle il pene da qualche parte ma, allo stesso tempo, si sentì padrona di un enorme potere. Sapeva di potere e di dovere dare piacere a due uomini. La gioia maggiore era data dal senso di totale libertà in cui si sarebbe potuta muovere … non è da tutte, godersi tutta la libidine della trasgressione e al tempo stesso agire, senza timore di essere scoperta, spiata, ricattata. Nessun marito a cui dare conto, al contrario, suo marito era proprio lì, con lei e non vedeva l’ ora di vederla fottere da quel bastardo, che chissà quante seghe si era fatto ricordando il suo corpo nudo.

Si spostarono nella sala; la porta a doppia anta di cristallo, li divideva dallo studio tecnico. Lucio la baciò, cominciava ad essere eccitato più che mai. Abbracciandola e carezzandola, le fece scivolare giù, giù la gonna, poi si abbassò per sfilargliela completamente. Erano in penombra, ma la sua siluette era spettacolare, e glielo disse, poi aggiunse: - Sono sicuro che lo farai impazzire, stasera. Ti va? – Lei assentì, felice di trovarsi lì, sentiva caldo alle tempie. Sedettero affianco sul divano, lui la carezzava con tenerezza, ma non prendeva altre iniziative. La moglie capì che quella sera sarebbe stata una serata molto particolare … il marito voleva concedere “la preda” all’ amico del tutto intatta. Dopo circa un quarto d’ora, le disse: - Tesoro, vai, vai pure a prenderlo di là, sono certo che aspetta che noi facciamo la prima mossa … è timido e, credo, che per lui sarai la prima donna in cui potrà penetrare. –

  • Va bene – disse lei, complice – vado a tentarlo … - sorrise e se ne andò, ben felice di gironzolare senza gonna in quell’ ufficio estraneo, per presentarsi al cospetto di uno che a stento conosceva.
  • Ciao – gli disse, una volta di là – non ci raggiungi? - Il povero ragazzo, davanti a quella meraviglia, cercò di darsi comunque un tono: - Si, adesso vengo, … ehm … se volete cominciare, fate pure ... –
  • No, ti aspetto … Lui mi ha portata per te, lo sai? Ti stima molto. – Il giovane non sapeva più cosa rispondere, poi trovò il coraggio e la forza per essere galante: - Bhe, ecco … io … io non vorrei assolutamente che tu ti sforzassi … io … - balbettò ancora qualche parolina senza senso. Intanto Filomena si era avvicinata, anche troppo, a lui. Era seduto sulla poltroncina con le rotelle, e cominciava a perdere il controllo … lei si fermò a pochi millimetri da lui, i fianchi e il sedere, la carnagione chiara spiccava sulle calze nere: si voltò per fargli ammirare il suo culo, completamente esposto, sottolineato solo dal sottilissimo perizoma. Non si era mai sentita tanto esposta e tanto felice di esibire il suo corpo. Si sentiva come una merce preziosa da esporre a quell’ uomo arrapato.
  • Nessuno sforzo per me, caro - gli sussurrò con voce suadente – mi piace accontentarti … come Lucio del resto, vogliamo solo che tu stia bene, con noi. – Diede uno sguardo alla porta vetrata, dietro, nella penombra, avverti il guizzo felino dello sguardo di suo marito. Si avvicinò ancora di più, strusciandosi alle gambe e al volto dell’ amico. Lui non ce la fece più e, con le piccole mani, cominciò a carezzarla con desiderio malcelato. Aveva sete di lei! Si sentiva da come la toccava. Era impacciato, ma allo stesso tempo godeva talmente di quel contatto, che diventava il più arrapante dei partner. Dal canto suo il giovane amico si lasciava sempre più andare: come un bambino che scarta piano un regalo troppo a lungo desiderato. Questa volta non era più impacciato e insicuro … adesso la voleva. E voleva imparare come era fatta, dove era morbida, in quali punti era soda, quali i punti più segreti da scoprire, quali parti di lei, una volta toccate, gli facevano maggior effetto sul cazzo. Il marito, intanto, non riusciva a starsene seduto. In piedi dietro la porta osservava la scena di Filomena, che più troia che mai, si comportava come una esperta spogliarellista dalle mosse feline. Era estasiato e arrabbiato al tempo stesso … il terrore che la moglie gli sfuggisse di mano era presente e terribile, ma allo stesso tempo, vederla agire e farsi toccare il quel modo lubrico dal suo amichetto, che sbavava letteralmente per quel contatto. A ogni carezza cercava di rubarle tutta l’ anima. Avrebbe dovuto essere impacciato e inesperto … invece vedeva la sua donna arrapare di lui e, ne era sicuro: lei rincarava la dose, per fargli ancora più male. La vide accarezzargli il pene che gonfiava i pantaloni, ripetutamente, mentre lui le impastava le natiche con le mani e le spingeva la bocca tra i seni. La tirava a se con le manine sulle chiappe enormi e completamente nude. Spingeva e si godeva il culo e le morbide tette della sua vera moglie, che stupendolo, lei prese l’ iniziativa. Tirò su dalla poltrona il loro amico, per le mani, e prese il suo posto sulla poltroncina; gli disse qualcosa, probabilmente: - Vieni, leccamela tutta! - Infatti lei sedette tutta verso il davanti e allargò oscenamente le cosce sui due braccioli. L’ altro si inginocchiò per godersi quell’ anfiteatro meraviglioso. Iniziò ad esplorarla, con le mani, con le dita e con la bocca. La mogliettina “innocente” aveva spostato il perizoma dalla figa, e lo teneva distante dal suo spacco. Aveva la figa quasi rasata, con un piccolo triangolino di pelo al punto giusto, l’ altro la leccava con piacere e lena, Lucio vedeva la testa che si muoveva seguendo la lingua che penetrava in lei, a ripetizione. La moglie era in visibilio, con gli occhi socchiusi e l’ espressione estatica. Sbuffava e soffiava dalla bocca. Si fece trasbordare i due grossi seni, dal top. Il suo amico, lesto, ne prese possesso con le mani … impastandole da padrone, come fosse tutta roba sua. Poi si alzava e succhiava i capezzoli, mentre si dedicava alla figa con le dita.

Il marito si faceva una ragione di tutto questo, almeno ci provava; si era sbottonato il pantalone e si menava il cazzo da solo, come un collegiale sfigato e solitario. Era chiaro che quei due non sentivano la sua mancanza, si cercavano, si strusciavano, arrapavano l’ uno dell’ altro. Lui si senti offeso di ricevere tanto poco interesse … non era più la gelosia, ma il fatto che non si curavano per nulla di lui. Sua moglie e il suo più intimo amico, che aveva fatto incontrare personalmente, se la godevano, senza provare la minima considerazione per lui. La cosa era …. quanto di più arrapante gli fosse mai capitato. La bocca dello stomaco gli doleva per la tensione incredibile, il cazzo cercava una immediata via di sfogo per una valanga di sperma, che a stento riuscì a trattenere. Era oltraggioso aspettare … aspettare che qui due porci sfogassero le loro voglie e le loro privazioni … a spese sue.

Quell’ idiota che a oltre trent’ anni, non aveva mai avuto l’ onore di toccare nemmeno una bagascia, adesso si spassava sua moglie: la donna più irraggiungibile del paese, il punto di riferimento dei segaioli più insoddisfatti, ritenuta del tutto intoccabile, sdegnosa e schiva. E sua moglie, dopo anni di continua, costante ed esagerata fedeltà, quasi incredibile a crederci, tutt’ a un tratto, si sbrodolava e si faceva slinguare a tutto spiano da quello, che aveva appena conosciuto. E lui, l’ unico, vero chiavettiere del gruppo, mortificato e dimenticato … nella sala d’ attesa.

Nell’ altra stanza, intanto, l’ amico era completamente ubriaco di figa. Mai gli era capitato di immergere il viso in tanto bene, un profumo inebriante gli saliva per le nari, nuovo, mai senito … mentre un sapore delicatissimo, lievemente salato, delicatamente frizzante, si spandeva sulla sua lingua, che viaggiava, mai paga, in quello spacco meraviglioso e invitante. Ogni tanto quella figa diventava talmente liquida, che lui era costretto (con piacere immenso) a succhiare, ad asciugare quegli umori, che lui stesso, con la saliva, sollecitava. Era stupendo esplorare con le labbra e con la lingua quella figa, che doveva essere certamente estremamente piccola. Tra chiacchiere da trivio e descrizioni sommarie aveva immaginato che molte fighe dovevano essere grosse e rigonfie, invece adesso gli si parava davanti alla bocca un taglietto delicato. I pochi peli del pube raccoglievano, al di sopra, profumi e umidità. Con le dita e con la lingua, la schiudeva, come si apre una rosa, e all’ interno nuovi petali, ancora più piccoli e delicati, facevano da cornice a un taglio più profondo, caldo e umido … immaginò che forse, tra poco e per gentile concessione, la sua verga avrebbe potuto essere accolta, in quella vagina paradisiaca. Il capogiro che seguiva a quel pensiero lo salvò dal venirsi nei pantaloni. Sopra il buco caldo, un bottoncino di carne rosea e gustosissimo, attirava le sue labbra e si lasciava succhiare con voluttà. Quando leccava e succhiava il bottone, la donna si inarcava e sussultava alle sue sollecitazioni: in quei momenti si sentiva un re!

Lei, sotto le mani e la bocca del giovane uomo, si godeva il rapporto, spietatamente fisico, che il marito le aveva regalato, ma il piacere più inteso le veniva dalla zoccolagine che esprimeva in quelle pose discinte, sapendo, perfettamente, che, nella stanza accanto, lui moriva letteralmente di piacere e di gelosia. Sapeva che quella scena frustrante e anomala, gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella mente … e immaginava le volte in cui, l’ avrebbe fatta venire, chiavando e sussurrandole all’ orecchio tutto il suo disappunto e i suoi rimproveri al piacere perverso che lei, evidentemente, stava provando. Filomena venne. In un turbinio di sensazioni, mugolii e languore. Simone fu preso alla sprovvista quando lei, con una voce irriconoscibile, glielo comunicò … parlando a stento e spezzando le parole con i singulti del piacere. Impazzì di orgoglio e di piacere, non aveva mai provato la sensazione di far arrivare una donna.

Si rilassarono un attimo. Poi, lasciata la poltroncina, si spostarono nella stanza accanto, dove raggiunsero Lucio, in piedi, che si carezzava il cazzo. La donna si recò un attimo al bagno, anche per riprendersi. Lucio, intanto, chiese a Simone se lei gli piaceva e, come per controllare di persona, gli infilò la mano nei pantaloni, passando da sopra la cintura. Il pene di Simone, non era duro come si sarebbe immaginato: troppe emozioni, probabilmente. Quando la moglie tornò, trovò il marito che con la mano tastava il cazzo di Simone, ebbe un brivido, ma non disse nulla. Lucio si spostò e la abbracciò, per consolarla. Poi slacciò il pantalone dell’ amico, che lasciò fare, ed anche il suo. Liberò dagli slip i due cazzi e, visto che il più in tiro era il suo, disse a Simone:

  • Guardami adesso, come la chiavo – e con delicata determinazione, mise la moglie in piedi, gambe aperte, lievemente china in avanti. Con le mani le aprì la fessa e ce lo cacciò dentro, con noncuranza. Poiché lo infilò fino alle sue palle, la moglie ebbe un sussulto per la spinta ricevuta. Poi aggiunse: - Dopo, se ti va, la faccio chiavare pure a te! – Cominciò a scopare la moglie, senza toccarla, come se la infilzasse con uno spiedo, poi tornasse indietro, per aggiustare il tiro e poi, subito dopo, ficcava di nuovo. Con lentezza e costanza, procedeva nel corpo di lei, mentre l’ amico, in piedi, poco più in là guardava la scena con lo sguardo attento. Dopo alcuni minuti, uscì dalla figa, ma disse alla moglie di aspettare, così come stava, piegandosi a novanta gradi. Lei accettò l’ ordine senza un lamento e si abbassò, poggiando le braccia sulla spalliera di una poltrona, in attesa che qualcuno facesse il suo comodo con la sua figa. Il giovane, capito che forse era il suo turno, si lasciò prendere dall’ emozione. Il coso tra le sue gambe si afflosciò, quasi senza vita. Il suo amico, senza fretta, spense la luce nella sala, in modo che restasse in penombra, illuminata solo dalla luce dello studio attiguo. Sott’ occhi, Filomena, eccitata e vogliosa, vide una scena che non sarebbe mai riuscita a immaginare: il marito si inginocchiò davanti al suo amico e gli prese il cazzo flaccido tra le labbra. Lo vide lavorare con maestria. Dopo il primo sgomento, lo invidiò sia per la bravura con cui faceva il pompino, sia perché le venne voglia di cazzo in bocca. Ma non si mosse. Aspettò, come le era stato ordinato. Passarono alcuni minuti, intensamente arrapanti. Simone si rilassò, poi intostò e premette più volte il pene in gola a Lucio. Questi, quando lo trovò abbastanza duro, avvicinò il cazzo di lui alla vagina della moglie, e trovato il buco, gli piazzò il cazzo del suo amico dentro. L’ uomo restò per qualche attimo impappinato dalla goduria, ma in pochi minuti capì il sistema. La ragazza, dal canto suo, cominciò a sentire che la verga si faceva sempre più grossa e dura. L’ amico spingeva con sempre maggior vigore, e per aggiungere potenza ai suoi colpi, la tratteneva per i fianchi con le mani sottili. Visto che le piaceva tanto farsi scopare dall’ altro, il marito si pose davanti e glielo infilò in bocca. Simone stabiliva il ritmo e Filomena ad ogni colpo ricevuto nella figa, si spostava in avanti: nel far questo si ritrovava il nerbo di Lucio tutto in bocca. Quando il giovane cominciò a sbuffare e a sudare dopo una estenuante chiavata, Lucio tirò via la moglie da quel cazzo voglioso, perché non arrivasse.

Si calmarono … La donna sedette sul divano. Suo marito prese per mano il suo amico e lo guidò al fianco della moglie, lei anche se non esperta, subito divenne curiosamente interessata ai due grossi cazzi in tiro. Li carezzò, studiò con gusto il cazzo nuovo, li valutò, li avvicinò per paragonarli. Era un gioco meraviglioso, che le provocava una lieve ebbrezza. Volle vedere le palle dei due e poi leccarle, poi si fece coraggio e iniziò a praticare il doppio bocchino. Cercò di infilarli entrambi in bocca e, alla infine, ci riuscì. Mentre spompinava, suoni gutturali nascevano, rendendo ancora più oscena e arrapante la situazione. La donna si godette a lungo la situazione, e se il marito non l’ avesse fermata, avrebbe continuato per ore. L’ uomo fece distendere il suo amico sul divano, con indosso solo la maglietta e il pene eretto, poi, sopra di lui, fece adagiare quello spettacolo meraviglioso che era sua moglie, solo con le calze, il reggicalze e il top, raccolto come una striscia, che le teneva i seni in bella mostra. Lei non attese spiegazioni, si inserì il grosso pene in vagina e iniziò a strusciarci sopra, con movimenti circolari. Subito dopo cominciò a mugolare e a eccitarsi pur mantenendo un pizzico di perplessità … era certa che il suo uomo avrebbe provato a incularla, approfittando della sua posizione.

Come chi si deve lanciare col paracadute, era preparata e l’ aveva desiderato da sempre di farsi fottere da dietro e davanti contemporaneamente, ma adesso, che era arrivato il momento della verità, aveva un poco di paura. Come temeva lui arrivò. Ma per prima cosa cominciò a leccare tutto ciò che trovava davanti: quindi figa, culo, cazzo dell’ amico e anche le sue palle. Un paio di volte, travolto dal desiderio, lo sfilò dalla vagina della moglie per ficcarselo tutto in bocca. Subito dopo, quasi per scusarsi, era lui stesso a reindirizzare il cazzone di Simone, nella figa di Filomena, divenuta larga ed elastica. Lei intanto, un poco sudata, si spostò con voluttà i lunghi capelli neri su un lato della testa; si teneva con le mani sulle spalle di Simone e aspettava la prossima mossa di suo marito. Questi, smise di leccare e delicatamente si avvicinò alle spalle di lei. Armeggiò col suo arnese, come se cercasse qualcosa, mentre con l’ altra mano sulla spalla della moglie, la spinse delicatamente ma con fermezza a introdursi dentro tutto il pene dell’ altro, per poi restare ferma e completamente chinata verso il davanti. Fu così che all’ improvviso, provò la più grande divaricazione mai provata nella figa, non si fece male, ma restò senza fiato per l’ emozione … Con sorpresa dovette accettare di averne ben due di cazzoni, dentro lei, adesso. Anche il suo amico ci mise un poco a capire cosa fosse accaduto. Lui si fermò in figa, tutto dentro e immobile, per dare il tempo ai due che stavano chiavando di abituarsi alla sensazione nuova. Sua moglie si riprese giusto per ritornare a sentirsi sconvolta ancora una volta, perché con le dita andò a frugarsi le grandi labbra e scoprirsi dilatata da due membri. Le palle morbide e umide dei due formavano un solo, soffice cuscino, una sensazione meravigliosa al tatto che la fece trasalire. Dentro sentiva le due teste che spingevano, indipendenti, in punti diversi della sua figa. Poi, dopo alcuni minuti di assestamento, lento e inesorabile, Lucio diede il ritmo alla più fantastica pompata che la moglie potesse immaginare. I due cazzi la divaricavano, scontrandosi dentro di lei, come due pistoni impazziti. Il moto era sorprendente e inconcepibile, cosicché, la figa di Filomena non riusciva ad abituarsi al moto incostante, ne ai guizzi che le capocchie effettuavano nell’ utero. Cominciò a ululare dal piacere, mentre tutto le ruotava intorno e lei si sentiva di continuo tentata di svenire dal piacere. Passò un tempo incredibile e incalcolabile. Poi si alzarono in piedi e il marito si dedicò alla moglie, rimettendola a novanta gradi e chiavandosela, poi pregò l’ amico di spostarsi in avanti per metterglielo in bocca, cosa che Simone fece con molto piacere, tirandosi su la camicia per avere l’ inguine libero. Dopo poco Lucio decise di cambiare buco e con poco sforzo e senza patemi, lo mise in culo a Filomena che lo accolse con un gemito, non potè esprimersi meglio, perché stava succhiando l’ altro cazzo. Ma durò poco, perché Simone ormai era troppo arrapato e desiderava venire, con tutto se stesso. Allora non si dimenticò del suo antico amore, il posticino confortevole e sicuro in cui aveva già versato litri di sperma, così con delicatezza, sgusciò col pene dalla bocca di lei e raggiunse le terga di Lucio. Come se stessero effettuando una danza che conoscevano bene, il ragazzo si bagnò la testa del cazzo di saliva e adeguandosi al ritmo, poggiò la grossa capocchia all’ ingresso della ano del suo amico. Al momento più opportuno si decise e assestò il colpo di grazia alle natiche del suo amichetto: glielo infilò senza complimenti fino alle palle, piene. Lucio, troppo arrapato per sentire dolore, si godette quel paletto piantato nel culo col massimo della goduria. Sua moglie sentì il nuovo ritmo dato dall’ inculata: ora erano le spinte date dalle natiche di Simone a propagarsi attraverso i due cazzi, arrivando dall’ amico del marito e attraverso il suo culo sfondato, fino al suo sedere, anche esso completamente divaricato. L’ amico non riuscì a venire nel suo culo accogliente, come avrebbe desiderato, almeno non per quella prima sborrata, che sarebbe stata estremamente carica. Infatti, quando il cazzo gli faceva male per quanto era gonfio, Lucio inventò un nuovo gioco, per il finale di quel “primo round”. Li prese per mano e li portò con se nella stanza accanto, sistemo la moglie sulla sedia con le ruote, conoscendone anche le possibilità più segrete … Filomena aprì le cosce e Simone fu invitato ad abusare della moglie del suo amico, nella più tradizionale delle chiavate. L’ uomo trovò la posizione più comoda per penetrare in profondità la figa aperta, che lo allettava tra quelle stupende cosce, ammantate di arrapantissime calze nere. Appena trovò il giusto ritmo, aiutandosi con la sedia con le ruote, chiavò l’ arnese in Filomena e iniziò a trapanarsela. Svelto e felino il marito si pose seduto per terra sotto di loro. Lo spettacolo in primo piano era da brivido: il cazzone che ben conosceva, ora veniva donato a sua moglie … cosicché lei si godeva la potente chiavata di un estraneo.

Vedeva il membro che usciva fino al glande, per poi riaprirsi un varco spazioso tra le grandi labbra e infilarsi come un locomotore infinito nel buco di sua moglie, spingendo fino a i coglioni, che sbattendole sulla figa bagnata emettevano una specie di schiaffo liquido. Lui leccava da sotto e succhiava e la moglie con l’ ultimo urlo, comunicò ai due che ricominciava a venire. Infatti, gocciolava. Il povero amico non era pratico di come viene una donna, ma da come lei lo disse e li avvertì, provo una stretta alle palle, incontenibile, e non preoccupandosi assolutamente di nulla, iniziò la più lunga e copiosa sborrata della sua esistenza. Filomena non era stata avvertita e non poteva sapere che Simone aveva il dono di restare col cazzone in tiro, anche dopo la sborrata, a volte anche per un quarto d’ ora. Caratteristica che Lucio sapeva adoperare in maniera sopraffina. Così quando con sua sorpresa, nonostante annegata di sperma, Lucio fece in modo di far continuare l’ esecuzione della chiavata dall’ amico, ormai in trance, lei non si fermò più, e venne in maniera multipla continuamente per un tempo interminabile. La resistenza e la potenza di Simone fecero si che Lucio, da sotto si prendesse la sua buona dose di sborra in bocca, succhiando avidamente, e non solo; appena la situazione gliene dava adito, prendeva il cazzo dell’ amico tutto in bocca, giusto un paio di affondo, per pulirlo, e poi lo regalava di nuova alla sua lei, infilato nel suo grembo. Quando finalmente Simone smontò dalla donna, esausto, il marito si mise in piedi e silenziosamente la sborrò tutta, seni, gambe, figa e bocca, dal pene lo sperma fuoriusciva silenzioso, con i fiotti che non trovavano fine.

Tratto dal libro Un amico segreto di Giovanna Esse, 2020 - Tutti i diritti riservati

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.