Vita da cornuto 12 - La nostra storia

  • Scritto da p45 il 25/02/2022 - 14:25
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Cinquantanni dopo (finale surreale).

Qui il racconto continua dal Punto di vista di Federica.

Siamo nel futuro: di qui la surrealtà.

P. sta male. Ha avuto un secondo attacco cardiaco dopo il primo di due anni fa. I medici gli avevano vietato l’attività sessuale, ma lui se ne è voluto fregare. Si è ripreso dal secondo attacco e da tre giorni è uscito dalla rianimazione. Ora sta in una stanza singola dove io e i nostri figli possiamo venire a trovarlo senza costrizioni orarie.

È piuttosto giù di corda. Sa che per lui il sesso è finito. Nelle nostre precedenti discussioni ho cercato di tirarlo su “Anche senza sesso sei comunque un uomo vivo.” “Un uomo senza sesso è comunque mezzo morto …” Non glielo dico, ma credo che abbia ragione.


 

      1. Rimembranze.

Ma andiamo con ordine.

      1. I nostri amici

Il nostro amico Ennio è venuto a mancare da trentanni con un tumore fulminante al pancreas. Per fortuna sua e dei suoi cari la malattia ha avuto un decorso rapido. Fabiola da allora risiede nella grande villa (quella delle orge) e vuole che gli amici la vadano spesso a trovare. Ha grandi disponibilità economiche e tiene sempre delle stanze per ospitarci. Si è ancor di più attaccata a me. Ancora tre mesi fa sono andata a trovarla e ha voluto leccarmi la fica.


 

Massimo ci ha lasciati vent’anni fa. Era sempre stato fiero del suo cazzo e di come sapeva usarlo. Un giorno, volendo dare sfoggio di sé, stava trombando Cecilia in piedi da dietro con lei appoggiata al davanzale della finestra. All’improvviso perse l’equilibrio e cadde procurandosi una frattura a bacino e collo del femore.

Data l’età e altri malanni non lo operarono e così rimase allettato. Morì due mesi dopo, ci dissero per un attacco cardiaco, Ma io ho il sospetto che abbia operato un suicidio assistito dalla moglie.

Cecilia nonostante l’età è sempre una gran bella donna; dimostra, non esagero, vent’anni di meno. È sempre in giro e continua a farsi fottere tutte le volte che può.


 

Claudia ed Ernesto se la passano bene e in salute. Negli ultimi vent’anni la vena cuckhold di lui si è imposta definitivamente. Lei si fa trombare in fica e culo solo da altri, in video ripresa o in presenza del suo amato cornuto. Tra una scopata e l’altra gli elargisce sapienti bocchini e non manca di segarlo quando vanno al cinema o assistono a spettacoli.


 

Ornella e Marco stanno magnificamente. Sono stati i meno trasgressivi tra noi. Comunque le loro porcate se le sono fatte. Ricordo un periodo di alcuni mesi che lui dovette quasi trasferirsi all’estero per lavoro. Ornella era sempre presente ai nostri appuntamenti canonici e non solo. Qualche volta veniva anche a casa nostra. Organizzavamo ‘videoconferenze scoperecce’ a vantaggio di lui che assisteva arrapato segandosi. Un paio di volte comunicò con noi esibendosi in compagnia di locali puttane orientali. Devo dire che esse erano molto abili; apprezzammo molto il massaggio delle piante dei piedi con le tette; molto libidinoso.

Hanno avuto ben cinque figli a testimonianza di un matrimonio veramente felice.


 

      1. Noi

Noi abbiamo avuto due figli: un maschio e a strettissimo seguire una femmina. Franco ed Anna sono stati e sono tuttora il nostro orgoglio. Li abbiamo voluti educare alla più ampia libertà sessuale; siamo arrivati con loro anche all’incesto. P., per espresso desiderio di Anna che lo ha da sempre adorato, l’ha deflorata al compimento del suo sedicesimo compleanno. Ero presente e partecipe: la cullavo da dietro tra le mie braccia, mentre P. la penetrava.

L’anno prima avevo fatto io un servizio completo a Franco: primo pompino, prima scopata, prima inculata. P. assistette segandosi ed elargendo consigli al figlio su come fottere al meglio.

L’anno dopo fu Franco che sodomizzò per la prima volta la sorella, su richiesta della stessa. Assistemmo entrambi noi genitori, dando loro gli opportuni consigli e così Anna lo pigliò con piacere in culo con il minimo del dolore possibile. Ne fu tanto soddisfatta!

Non so se sia dipeso da questo loro primo approccio alla vita, ma si sono maturati psichicamente molto presto; hanno avuto un ottimo successo nella vita ed hanno trovato anche degli eccellenti compagni di vita e di trasgressione. Ora siamo anche nonni di quattro bei nipoti.

Le nostre trasgressioni sono continuate nel tempo con le consuete giornate da Massimo e da Ennio. Ci siamo più volte incontrati in scambi di coppia ora con Massimo e Cecilia, ora con Ornella e Marco, per dire i più amici, ma senza disdegnare le altre coppie. Abbiamo ritenuto questo, sesso in libertà all’interno di una famiglia allargata. Alla fin fine non le abbiamo più neanche considerate corna. Col parere favorevole, se non proprio incitamento, di P. mi sono qualche volta esibita di nuovo in Cam ora con P. stesso ora con qualche altro degli amici. Una volta con Massimo e P. insieme; ci esibimmo per tre giorni di seguito e il terzo partecipò anche Cecilia. Gli spettatori ci fecero fare proprio di tutto. Che divertimento!

Le corna invece ce le siamo fatte in maniera occasionale, di tanto in tanto, per dare il giusto piccante alla nostra vita. Prima che i figli fossero ‘svezzati’ come detto sopra, queste corna erano spesso tradimenti simulati dove gli amanti non sapevano nulla, e che ci trasmettevamo in audio e/o video e comunque raccontandoci tutto con grande eccitazione.

Una volta instradati i figli alla libera sessualità, abbiamo avuto una forte ripresa dell’attività cornificante che ha raggiunto i massimi livelli con la mia menopausa. Installammo per tutta la casa un sistema di microtelecamere; quando uno di noi voleva agire, si portava a casa l’amante mentre il coniuge poteva assistere eccitandosi da remoto. Altre volte in presenza contemplativa e altre ancora con partecipazione.

Ce ne fu una molto meritevole di memoria. I figli erano in vacanza per conto loro. Noi avevamo noleggiato un cutter di dodici metri con il quale avevamo veleggiato fino alle Baleari. Facemmo sosta prolungata ad Ibiza. Ci piaceva essere circondati di gioventù allegra e sfrenata.

Un’amante molto particolare

Eravamo seduti ad un bar, quando vidi P. fissare intensamente qualcosa. Vidi quella che voleva essere una femmina strepitosa: alta 1,78 senza scarpe, un seno alto, sodo e rotondo, un culo non voluminoso, ma ben arrotondato. Ma quello che spiccava di più erano il volto e lo sguardo incorniciati da una chioma corvina: una bellezza che oscillava di continuo tra l’angelico e il demoniaco. P., visibilmente affascinato, perduto in quella visione non diceva nulla. “Ti piace? È proprio uno schianto. La rimorchiamo?” “Mai visto nulla del genere …” disse P. rincoglionito dalla visione. Capii che era troppo imbambolato e decisi di agire da sola.

Era appollaiata al banco e fu lì che andai. Finsi di inciampare e le rovinai addosso. Fu velocissima e mi sorresse con braccia che sentii inaspettatamente forti. Per farmi perdonare le offrii da bere, accettò e facemmo conoscenza. Era italiana e aveva un leggero accento partenopeo. Si chiamava Moira, il padre italiano e la madre catalana; ventidue anni e una voce di petto molto sensuale.

La portai al nostro tavolo e li presentai. P. nel frattempo era tornato in sé e aveva ripreso il controllo, riuscendo a partecipare attivamente alla conversazione. Ci raccontò di lavorare nello spettacolo, per ora come modella, ma con ambizioni superiori. Era venuta a trovare alcuni parenti e poi si stava concedendo qualche giorno lì a Ibiza prima di rientrare a Napoli.

Trovò la nostra compagnia molto piacevole e finimmo per cenare insieme. Al termine la invitammo per il bicchiere della staffa alla nostra barca. Venne con noi. La serata era molto gradevole e la conversazione anche.

Finsi di andare a cercare una cosa di sotto in cambusa. Quando dopo parecchi minuti riemersi, P. e Moira erano ansanti e accaldati; si erano evidentemente baciati. Mi portai alle spalle di lei, le attirai la testa tra le mammelle e “Quanto sei bella!” e mi girai a baciarla in bocca a mia volta.

“Passa la notte con noi …” “Sì! Però …” “C’è qualche problema?” “Andiamo di sotto che vi faccio vedere”.

Una volta di sotto, Moira sollevò la gonna e abbassò le mutande; apparve un grosso cazzo corredato di rispettivi coglioni. Era lungo come quello di Massimo, ma un po’ più largo. La mia fica si bagnò subito e P. soggiunse: “Nessuno è perfetto …”

Seguì una notte di trasgressione massima con accoppiamenti di vario tipo. Quella fu l’unica volta nella vita in cui P. si concesse a rapporti omosex. Effettivamente non abbiamo mai visto qualcosa di così bello come Moira. Il momento più hard fu quando, mentre mi aveva appena penetrata in fica, venne inculato da lei. La messa in culo fu laboriosa e dolorosa nonostante tutti gli accorgimenti; gli abbracciai la testa ricoprendolo di baci e carezze mentre quel grosso palo di carne si faceva strada nel suo culo. Moira era una notevole amante; il suo lato femminile conferiva ai suoi movimenti una grazia e una dolcezza non riscontrabili nei normali maschi. L’orgasmo di P. stretto nella nostra morsa fu stratosferico.

Ma il momento più emozionante fu quando P. inculò Moira che fotteva me. Al di sopra della spalla di quella divina creatura vidi gli occhi di P. guardarmi con rara intensità. Le sue spinte in culo a lei si ripercuotevano sul cazzo che mi scopava. Faceva l’amore con me tramite quel meraviglioso corpo.

Rimase con noi tutto il giorno e la notte seguente. Poi rapidamente, come ci era entrata, uscì dalla nostra vita per sempre.

Vedere il Maschio P. prendersi in bocca e poi in corpo un altro cazzo non mi dette alcun fastidio. Fu una cosa unica e particolare; Moira ci aveva affascinati entrambi Quell’esperienza rimase un nostro segreto.

Nei mesi seguenti ci fu un incremento di rapporti anali tra di noi. C’era un gran trafficare di clisteri e il dildo strap on fu usato spesso. Non ne parlavamo quasi, ma l’avventura con Moira ci aveva colpiti entrambi. Poi col tempo Moira scivolò tra i ricordi remoti.

Alle prime avvisaglie del climaterio mi presero voglie di sesso diverso dal solito. P. fu molto comprensivo e dimostrò una volta in più di amarmi.

E fu così che rimorchiai e portai a casa due ragazzoni neri. Era un’esperienza che mi mancava e fui contenta di colmarla. Che dire? Erano ben dotati e giovani. Mi ricordarono un po’ le scopate di Peter: potenti, lunghe senza molta fantasia. Fu comunque una novità e in quanto tale fu da me molto goduta. Anche P., che aveva assistito da remoto, una volta tornato a casa mi saltò addosso arrapatissimo. Fu una fottuta frenetica, durante la quale non finivamo mai di insultarci vicendevolmente. Gli epiteti come cornuto, porco, troia, mignotta, fogna che sapevamo tra l’altro essere veri, ci attizzavano tantissimo. Poi dopo l’ultimo orgasmo ci prese l’amore più tenero con lunghissime coccole.

La puttana

L’altra trasgressione che volli praticare fu quella del meretricio. Quando gli esposi questa mia fantasia P. fu subito accondiscendente; mi sembrò di notare in lui dell’entusiasmo. Ci fu una discussione sugli aspetti pratici di come si sarebbe potuto attuare questo mio desiderio. Fu scartato subito lo scenario di me che mi prostituivo per strada per evidenti aspetti di pericolosità. Allora ci concentrammo sulla scena di me che mi concedevo come escort. A P. non dispiacque recitare la parte del protettore. Acquistammo una SIM usa e getta. Mi esibii di nuovo in CAM stavolta dichiarandomi disponibile per soli tre giorni a contentare sessualmente a pagamento chi mi avesse chiamato. Al telefono avrebbe risposto P. che trattava con gli interessati. Fu preso in affitto per poco tempo un piccolo appartamento arredato. Ovviamente ci fu installato un sistema di videocamere trasmettenti.

P. si comportò da bravo lenone; filtrò le richieste scartando quelle che non apparivano raccomandabili. Trattò i prezzi delle mie prestazioni e non volle carte di credito o altro del genere; sarei stata pagata solo in contanti e all’inizio dell’appuntamento. Quello che i clienti non sapevano era che erano costantemente monitorati via WiFi. Se qualcosa fosse andato storto sarebbe intervenuto P.

La prima sera ero eccitatissima; la mia fica grondava. Mi ero informata su quel mondo e sulle sue usanze. Niente baci in bocca, niente ingoi di sborra, preservativo obbligatorio per fica e culo.

Erano prenotati quattro clienti.

Il primo fu un trentacinquenne piuttosto timido e impacciato. Gli feci un pompino di eccitazione, gli misi il preservativo e mi feci scopare. Non fu niente di che; solo la situazione provocava eccitazione in me.

Il secondo era un tipo più estroverso. Aveva la fede al dito. Mentre gli praticavo il bocchino di riscaldamento, mi venne di chiedere del suo matrimonio; mi disse di amare la moglie, ma di non avere con lei il sesso che avrebbe voluto. Niente culo e niente sborrate in bocca, tant’è vero che oltre la chiavata aveva prenotato una sodomia. Mentre mi scopava gli dissi che doveva assolutamente risvegliare la troia che era in lei, come in qualunque donna; altrimenti correva il forte rischio che prima o poi qualcun altro l’avrebbe fatto al suo posto. Lo sentii eccitarsi mentre gli dicevo queste cose. “Ti piacerebbe vedere tua moglie scopare con un altro?” Mi rispose che non ne era sicuro, ma come fantasia sicuramente sì. Gli suggerii di raccontare questa ‘fantasia’ alla consorte durante una scopata per vedere l’effetto-che-faceva. Gli si accesero gli occhi e mi guardò con gratitudine. Eccitatissimo ebbe un potente orgasmo riempiendo alla grande il condom. Più tardi, mentre si apprestava ad incularmi, mi disse che gli sarebbe piaciuto continuare a conversare con me. Mi era entrato in simpatia e pensai di fare un’opera buona. Gli dissi che nelle mie esibizioni in CAM avrei aperto una sezione dedicata ai consigli in materia di sesso e che poteva continuare lì la conversazione. Tutto ringalluzzito mi inculò con grande fervore. Al termine dell’incontro mi diede lo pseudonimo con cui avrebbe comunicato con me e mi salutò. In seguito via WEB appresi come avesse risvegliato desideri trasgressivi nella moglie, che arrivò in breve tempo a farlo sborrare nella sua bocca e in seguito a farsi fare il culo. Ne fui orgogliosa.

Lo rividi anni dopo in un ristorante. Non fece segno di riconoscermi. Ma quando mi appartai alcuni minuti nel bagno, comparve e mi ringraziò ancora: erano diventati una coppia aperta, si cornificavano reciprocamente, con piena informazione delle proprie avventure, ed erano felici e innamorati.

Dopo un terzo cliente senza infamia e senza lode, comparve il quarto. Non era un tipo particolarmente fine, ma era comunque educato. Nella trattativa con P. aveva ripetutamente chiesto di scopare a pelle, adducendo di avere certificazioni recenti di perfetta salute e quindi nessuna malattia sessualmente trasmissibile. Gli era stato concesso purché esibisse tale documentazione e pagasse un extra. Così fu. Prima di cominciare chiese di potermi insultare con gli epiteti peggiori e di poter citare il mio uomo come ‘il cornuto’. Gli concessi di insultare me, ma non il mio amore. Gli stette bene.

Un “Succhiami il cazzo puttana!” dette inizio alle operazioni. Dopo alcuni minuti “Vediamo la passera … ma è una cloaca … Quanti cazzi hai preso mignotta? …” ed io: “Dammi la minchia … porco bastardo!” “Ti sfondo, bagascia!”. In capo a una dozzina di minuti mi sborrò in fica “Te la riempio, zoccola!”. Poi fu la volta del bocchino. “Forza troia! Fammi vedere come succhi la sborra dai miei coglioni …”; “Ma sei proprio una brava succhiacazzi! … quanti ne hai succhiati per essere così esperta? …” “Tanti che non immagini neanche quanti …” “Prendi in questa fogna che hai al posto della bocca tutta la mia sborra”. Mi sborrò nella bocca che tenevo spalancata un discreto numero di schizzate. La tenni un poco in bocca, non la mandai giù e la feci colare lentamente sui miei seni. Me la spalmai fino a farla assorbire dalla pelle. Infine fu la volta del culo. “Ora te lo apro per bene, zoccola …” “Piglialo tutto … che dopo scoreggerai come un basso tuba” “Ti faccio guarire da qualunque stitichezza … vedrai come cacherai bene dopo aver preso il mio bastone …”. Alla fine scaricò la sborra residua nel mio culo. Nonostante la violenza verbale non era stato troppo violento fisicamente; tornò ad essere educato, mi chiese scusa per le offese “Sai se non faccio così non godo … ” “Non ti preoccupare! In fondo hai detto molte verità …”.

Mi feci la doccia e tornai a casa da P. Lo trovai che andava avanti e indietro nervosamente davanti al monitor gigante. “Ti sei masturbato?” “No. Ma non è stato facile resistere al desiderio” “Ho una voglia matta di te, cornuto.” “Andiamo a letto che ora ti fotto io puttana …”. Ce ne dicemmo proprio tante emulando il quarto cliente…

Passarono anche le due giornate seguenti finché si arrivò all’ultimo cliente. Restai a bocca aperta quando vidi presentarsi P. che mi dava del lei e mi diceva di essere prenotato per un ‘incontro’. Voleva giocare al cliente raffinato con la prostituta e lo assecondai divertita e molto arrapata. Continuava a trattarmi con molta deferenza dandomi sempre del lei. Mi porse poi un preservativo; me lo appoggiai alle labbra e glielo infilai usando le stesse. “Quanto è brava! Non l’ho proprio sentito.” Mi prese dapprima a missionaria. Continuava imperterrito a darmi del lei mentre mi chiavava dolcemente. Al di là del gioco era un vero rapporto d’amore: mi stava chiavando l’anima.

Gli dissi: “Se lei mi assicura che non ha malattie sessualmente trasmissibili e dopo mi firma un’autocertificazione, le tolgo quel pezzo di gomma. Sa? Mi piace di più il contatto diretto della pelle” “Capisco il desiderio. Sì in coscienza posso firmarle quell’autocertificazione.” Si staccò da me e gli tirai via il condom. Ne approfittò per girarmi a pecorina e riprese la monta. Continuava con quella sua dolcezza ferma; mi stava amando e quando mi amava così non c’era paragone con alcuno, compreso il pur bravissimo Massimo. Mi stava scopando anima e corpo e con anima e corpo godetti quella monta. Un fremito di tutto il corpo mi annunciò il sopraggiungere dell’orgasmo. Fu travolgente, cacciavo urla strozzate, mentre i miei fianchi si agitavano nella danza del piacere. P. mi tirò su e mi abbracciò stretta da dietro con le mani strette a coppa sulle mammelle. Fu un orgasmo anche della mente e mi sentii come trasportata in un iperspazio a volare con il mio amore tra le stelle. Rinvenni mentre anche P. terminava i suoi getti di piacere dentro di me. Ci guardammo con grande intensità e riprendemmo il gioco. “È stato estremamente piacevole; la ringrazio” “Lei è l’ultimo stasera. Se vuole, con un extra possiamo continuare oltre l’orario previsto.” “Grazie a lei per il favore, ma non posso. Entro un’ora devo essere a casa prima che rientri mia moglie. La amo pazzamente e non voglio darle motivo di dispiacere. Se anche lei ha qualcuno che ama, mi comprenderà bene.”

Quella surreale dichiarazione d’amore di P. mi aveva ancora una volta travolta. Mantenni il gioco, ma non potetti trattenere due lacrime di gioia; me le asciugò con due baci sugli occhi. Riprendemmo il copione; era previsto un pompino; gli proposi di iniziare con una spagnola preparatoria, accettò. Mi misi supina con due cuscini dietro la testa; mi venne sopra a cavalcioni e poggiò il cazzo già duro tra le tette; con una mano passando sotto di lui mi solleticavo il clitoride, con l’altra stringevo le mammelle. Quando spingeva in avanti, arrivava a pormi la cappella tra le labbra e ne approfittavo per dare ora una succhiatina, ora una leccatina. Godeva visibilmente ed io con lui. Non esercitammo spesso in vita nostra quel tipo di amplesso, ma quelle poche volte fu sempre molto intenso. Ci fissavamo senza parlare; parlavano gli sguardi in quel rapporto dominato dai sentimenti. Dopo un bel po’ gli si fece il respiro più pesante ed io “Sarebbe così gentile da sborrarmi sul viso?” “Certamente con piacere …”. Lo attirai a me fino a prenderglielo in bocca. Gli lavorai la cappella alacremente con lingua e labbra. Mi misi un paio di occhiali e lo segai mentre gli titillavo il frenulo con la lingua. E venne sul mio viso, gli dirigevo io gli spruzzi a ricoprire ogni angolo del mio volto. Gli ripulii l’asta e la cappella. Ci vedevo da un occhio solo: una lente era totalmente ricoperta dal suo sperma. Tolsi gli occhiali e li ripulii leccandoli. Mi guardava senza dir nulla con una tenerezza infinita; si chinò e si mise a ripulirmi il volto con baci e leccatine. L’emozione era tanta che ebbi ancora un orgasmo. Passò dal bagno a ripulirsi e se ne andò dicendo: “Torno dal mio amore.”

Quaranta minuti dopo rientravo in casa. Stava preparando la cena. Mi baciò normalmente come nulla fosse successo. Finito di cenare, ci appartammo sulla terrazza a sorbire un caffè. Appariva pensieroso. “Federica amore. Non so se vorrai perdonarmi: ti ho tradita con una puttana …”

Il gioco non era ancora finito. Assunsi un’aria severa “È grave e mi addolora. Se vuoi il mio perdono, devi fare penitenza … Per cominciare mettiti in ginocchio e leccami la passera!”. Nell’ombra che ci nascondeva mi alzai la gonna e allargai le gambe. Si inginocchiò e cominciò a lavorarmi la fica, “Sei un gran porco … oltre il castigo che ti sto per somministrare … ti riempirò ancora di corna … ”. Venni serrando forte il suo viso sulla patonza.

“Adesso mettiti nudo sul patibolo (cioè il letto) e aspettami”. Mezzora dopo entravo nella camera delle torture con un enteroclisma colmo di due litri di camomilla. “Amore, è tanta!” “Vuoi esser perdonato o no?”. Non gliene risparmiai neanche una goccia. Mentre stava rannicchiato sul letto in attesa di un ‘esito’ che si preannunciava forte, “Per passare il tempo raccontami il tuo tradimento nei particolari” Mentre raccontava lo rivivevo, lo fissavo negli occhi e lo desideravo. Fu preso da dolori al ventre e corse al cesso. Lo rividi dopo cinque minuti ancora ansimante. Avevo già addosso lo strap on. Lo inculai sul bordo del letto. Una sodomia lenta e gustata fino in fondo da tutti e due. Era una sorta di continuazione del rapporto pomeridiano. Mi chinai a sfiorargli l’orecchio e con voce bassa e arrochita dal piacere: “Sono meglio io o quella puttana?” “Non saprei; ci devo pensare …” “Stronzo! … Ti amo!”. Sentivo di possedere quell’amato corpo di maschio. Era mio! In quei momenti non esisteva alcun altro. Cambiammo posizione; ora gli ero davanti guardandoci in faccia. L’eccitazione, il piacere, il desiderio e l’amore andavano crescendo. Con una mano gli presi il cazzo smuovendolo dolcemente. Con l’altra gli praticai la nostra carezza. Mi rispose con la stessa carezza sull’altro lato. “Mia puttana, mia troia, mia moglie, mia amante, mia strega io ti amo e ti amerò sempre. Non ti libererai mai di me …” Continuai quella felice inculata carica di amore. Nonostante la grande eccitazione riuscii a farci avere un bellissimo orgasmo simultaneo.

Quello che era partito tre giorni prima come un audace gioco di trasgressione era sfociato in una delle più belle notti d’amore della nostra vita.

Continua

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